Cibi considerati “strani”, solo perché non usuali per noi europei, hanno iniziato a comparire nei nostri piatti, nei supermercati e addirittura in ristoranti specializzati e molti di noi li trovano anche molto gustosi. D’altronde, i processi migratori e la progressiva globalizzazione hanno portato popolazioni di diverse nazionalità e culture a condividere uno stesso territorio, le stesse strutture, magari anche la stessa casa: non deve stupire che si vadano sperimentando inediti mix, nelle pratiche quotidiane di convivenza multietnica, tra vecchio e nuovo, includendo anche la nascita di nuovi alimenti. Allo stesso tempo, ai curiosi aperti al contatto con gusti sconosciuti si contrappongono gli scettici che si rifiutano di considerare cibo gli insetti o altri esseri dall’aspetto ripugnante, senza pensare che magari in molte parti del mondo ci sono persone che vivono e crescono cibandosene tranquillamente, a loro volta con ogni probabilità disprezzando le nostre abitudini alimentari e ritenendole insostenibili. Che piaccia o meno, è certo diventato indispensabile pensare all’alimentazione in modo diverso da come è stato fatto finora, con un uso indiscriminato di risorse e sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente. L’unica via, quindi, è accettare le usanze delle varie tradizioni nel mondo, magari anche rifiutandole ma senza proibirle, così da creare un grande scambio cultural-gastronomico e una forte biodiversità sulle nostre tavole.
