Ci definiamo una società evoluta, all’avanguardia, progredita, eppure non mancano ogni giorno scandali e atrocità che rivelano tutto il marcio che c’è in questo mondo. Di vecchia data, ma ancora attuale, è il tema dell’emancipazione femminile. Gli albori dei movimenti per la parità dei diritti tra i due sessi risalgono al XIX secolo, ma ancora oggi si lotta per raggiungere questo obiettivo e sradicare definitivamente la cultura che vede la figura femminile subordinata a quella maschile. Nonostante i traguardi raggiunti, non sempre e non ovunque le donne sono veramente indipendenti e sullo stesso piano degli uomini; spesso esse vengono considerate ancora oggetti di proprietà della famiglia o del marito. Per questo si crede, in modo del tutto arbitrario, che se ne possa fare qualsiasi cosa. Ciò è purtroppo molto attuale nei paesi orientali ma sembrerebbe un sentire ancora vivo nell’Occidente, dove periodicamente emergono casi eclatanti di donne violentate, sfigurate dall’acido da parte di mariti o ex compagni gelosi e vili o addirittura uccise dagli stessi. Atti di così gratuita cattiveria non sono assolutamente giustificabili e credo possano essere concepiti soltanto da menti annebbiate da culture fanatiche, che mortificano la donna e investono l’uomo di un potere con cui si autorizza e giustifica ogni sua iniziativa, o in cui sono maturati un senso del possesso, un maschilismo e una delinquenza esasperati. Le vittime dell’ira umana non portano i segni solo su un corpo deturpato ma anche cicatrici, se possibile, più profonde e indelebili. Oltre ai danni all’organismo dovuti all’acido, l’intenzione criminale è quella di annientare la donna psicologicamente, cercando di farne sfiorire la bellezza. Per una donna sfregiata è più difficile crearsi degli affetti e realizzarsi a livello sociale, ma è proprio per questo che le donne devono trovare il coraggio di dimostrare che la vera bellezza proviene dall’interno, dalla forza costruttiva e creativa con cui rispondono alla disgrazia che le ha viste protagoniste. A conferma di ciò, credo che il miglior aiuto che possa essere dato loro sia essere affiancate da qualcuno che le ascolti e le sostenga e le aiuti così a reagire. Gli aggressori dimostrano tutta la loro bassezza e la loro debolezza macchiandosi di tali delitti, ma rivelano anche l’incapacità umana di sapere affrontare razionalmente e pacificamente una situazione che sfugge al proprio controllo e si allontana dai propri disegni, perché non hanno chiaro cosa significhi “amare” e di conseguenza non sanno gestire il rifiuto o la fine di un amore. Il possesso e la vendetta non sono figli di questo sentimento nobile che è l’amore, di cui spesso tali uomini si riempiono la bocca. C’è ancora molto da fare e le agenzie educative non devono rinunciare ai propri compiti, ma tutta la società deve evolvere la propria cultura, se si pensa che, in Italia, risale solo a pochi anni fa l’abolizione delle attenuanti per il delitto d’onore.

Chiara Mochi

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  1. mikyreporter 7 anni ago

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