Quando parliamo di musicoterapia non dobbiamo pensare ad una scienza recente, infatti, fin dai tempi delle prime popolazioni la musica è ritenuta una vera e propria cura per corpo ed anima. Anche se il primo reperto di musicoterapia risale alla prima metà del 700 questa medicina iniziò ad emergere seriamente solo dal ventesimo secolo in poi grazie a diversi medici che applicarono l’arte del suono nel rimedio di alcuni disturbi mentali.
Entrando più nello specifico scopriamo che questa cura si divide in due tecniche: una ricettiva ed una attiva. La prima comprende l’ascolto di pezzi musicali scelti dall’esperto o dal paziente così da instaurare un rapporto verbale attraverso la musica, mentre la seconda si affida all’improvvisazione, mediante l’ascolto di melodie o suonando strumenti musicali, per lo stimolo di emozioni e sentimenti che il paziente non riesce ad estraniare.
Entrambi i casi permettono di raggiungere risultati non indifferenti su soggetti affetti da autismo, nevrosi, depressione, attacchi d’ansia ecc.
Io, personalmente mi ritrovo nella famosa citazione di Nietzsche che dice: senza musica la vita sarebbe un errore.
Fin da quand’ero piccola i miei genitori mi hanno trasmesso una forte passione per la musica in tutti i suoi campi e le sue diverse sfaccettature ed ancora adesso quest’arte è uno dei rifugi che preferisco per la mia psiche.
Ci sono momenti di routine che da tutta la vita non riesco a compiere senza una melodia ad accompagnarmi ed in egual modo nei momenti più bui sento il bisogno di affidarmi alla musica, quindi, alla domanda “Per te la musica può essere considerata una medicina?” non posso che rispondere in maniera positiva anche se ritengo che sia un fattore completamente soggettivo.
Alla domanda successiva, ovvero quale tipo di musica ritengo paragonabile alla medicina, non mi sento di rispondere in maniera precisa in quanto non mi sono mai posta un limite su che genere o che artista ascoltare, l’unica regola che sono riuscita ad auto-stabilire è che, deve recarmi emozioni e suscitare qualcosa dentro di me.
Adoro esplorare questo tipo di arte, tradurre canzoni in diverse lingue e passo giornate intere con l’impianto “a palla” indi per cui non sarò mai scettica su trattamenti quali la musicoterapia che, in numerosi casi, si è dimostrata insostituibile.

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