In questi ultimi anni, a causa di crisi economica e guerre nei Paesi del nord Africa, sono sempre di più le persone che si affidano a barconi di recupero e imbarcazioni di fortuna per cercare un futuro migliore in Italia e in Europa e che purtroppo trovano la morte nell’attraversare lo stretto di Sicilia. Purtroppo è un fenomeno sempre più diffuso e i morti sono ormai molte migliaia. Sono sicuramente persone davvero disperate, che pur di fuggire dalla loro situazione disagiata nel loro Paese, si affidano a persone spesso non qualificate e che promettono di arrivare in Italia sani e salvi, sapendo bene che molto spesso si incontrano non poche difficoltà, viste anche le enormi quantità di persone che si trovano in queste imbarcazioni, che quasi sempre superano il massimo di capienza di persone. I migranti quindi, se arrivano in Italia, sono affamati, spesso ammalati, si trovano anche donne incinte, bambini e persone che necessitano di cure. Penso sia davvero esemplare il caso di tutti quei volontari che si prendono cura di queste persone, sia psicologicamente, sia con aiuti concreti (ad esempio dando loro un pasto caldo e un posto dove dormire); ritengo che queste persone vadano prese più in considerazione e valorizzate, perchè sono loro che offrono i beni di prima necessità a tutti i migranti e permettono loro di migliorare un po’ le loro condizioni di salute fisica e psicologica. Forse si parla così poco di loro perchè accolgono gli stranieri, che sono considerati da molti persone inferiori e che vengono in Italia per “rubarci i posti di lavoro”, quando invece dovremmo ricordarci che siamo tutti alla pari e che non ci devono essere differenze solo perchè uno proviene da un diverso Paese. (anche se ora c’è molto meno razzismo rispetto ad alcune decine di anni fa) Io sono a favore di tutte quelle operazioni che, operando costantemente sulle nostre coste, salvano sempre molte vite e mi auguro che ne salvino sempre di più e che i naufragi diminuiscano il più possibile.
Sofia, , I migranti del Mediterraneo: fate la vostra riflessione sul fenomeno dei "viaggi della speranza”. , 0
