In vista delle difficili condizioni delle regioni del centro Italia colpite dal Sisma nel 2016, il governo ha rilanciato, allungando lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2020, un nuovo decreto sisma. L’ incontro relativo alle decisioni da prendere si sarebbe dovuto tenere il 27 novembre ma lo scorso lunedì, a dispetto della serietà della questione, a Montecitorio si sono presentati solo 7 deputati. Tra questi, è stato il politico Filippo Sensi a condividere su Twitter una foto dell’aula deserta che, diffusa poi in rete, ha suscitato non poche critiche. «È una vergogna per i cittadini italiani, una cosa che amareggia e indispettisce. Da quando c’è stato il terremoto, tutti non fanno altro che ripeterci” vi saremo vicini”, ma a questo punto è meglio di no. Qualcuno ha detto che lunedì non era il giorno giusto per la discussione, ma rimane il fatto che non è edificante vedere l’aula vuota: così si allontana ancora di più la gente dalla politica. Il più alto consenso italiano deve essere di esempio, per questo si chiamano onorevoli. Montecitorio senza deputati fa male a tutti i cittadini, non solo ai terremotati: che ce ne fossero solo sei o sette è davvero offensivo».- così il sindaco di Castelsantangelo Mauro Falcucci ha espresso il proprio disappunto sulla questione.  È allora amarezza, quella rimasta ai comitati dei comuni terremotati, una profonda delusione, soprattutto per una mancanza di serietà di fronte a una questione divenuta argomento di campagna elettorale. Io stessa, abitando proprio nella provincia di Macerata e avendo vissuto a pieno il disagio causato dal sisma, non posso che condividere le parole del sindaco Falcucci. Di fronte a chi ha visto la propria abitazione andare in macerie, i sacrifici di una vita cadere a pezzi, vedo solo una strumentalizzazione, una triste mancanza di rispetto. Credo allora che, se la questione non interessa, si possa fare a meno di lanciare parole al vento e si potrebbe a volte evitare di adottare la solita ipocrisia, perlomeno di fronte a questioni di non poco conto.

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