“La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art. 111 c. 1] con le garanzie stabilite dalla legge.”                                                               Art. 15 Costituzione Italiana

Le parole scritte non rispecchiano, però, la realtà quotidiana.

Nonostante tutto sembri tutelarci, i grandi giganti del web riescono sempre a farla franca rispetto a leggi troppo facilmente trasgredibili.

Non sono sicuramente i cookies a fermare le nostre ricerche, le condizioni sulla privacy a non farci istallare applicazioni, ne tantomeno il modo in cui questi trattano i nostri dati.

Di chi è la colpa? Sono gli stati, le piattaforme digitali o noi user a permettere tutto questo?

Secondo il Washington Post, Google ha violato il Children’s Online Privacy Protection Act, la legge che vieta il tracciamento degli utenti di età inferiore ai 13 anni.

Questo è solo un esempio di ciò che la rete ci sottrae senza che nessuno guardi in faccia la realtà.

D’ altro canto, basandoci sullo studio citato in precedenza, possiamo notare che anche quando sia Google che la legge agiscono correttamente, sono le persone stesse a non salvaguardarsi.

Troppa è la pigrizia di ognuno di noi e troppo poco è il tempo che noi dedichiamo al nostro benessere.

Questo rende ci rende colpevoli almeno quanto chi sta a capo di questo mondo.

Il terzo colpevole è la legge troppo malleabile redatta da uno stato che si limita a darci il “contentino”, invece di garantirci contemporaneamente sicurezza e libertà.

Abbiamo versato sangue sulle costituzioni per poi averle in mano e chiuderci gli occhi, abbiamo lottato tanto per i nostri diritti per poi limitarci e ridurci a un volgo consapevolmente inconsapevole.

 

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