L’idea di una vita dopo la morte è presente nella specie umana sin dagli antichi Egizi. Le tombe dei faraoni, i papiri e i geroglifici raccontano di una civiltà che era molto legata a questa credenza e che basava tutto il suo operato della vita terrena in vista di una vita dopo la morte. Da questo punto di vista non siamo molto distanti dalla civiltà egizia; certamente non abbiamo le stesse credenze ma quando scattiamo una foto, scriviamo un testo, inviamo un messaggio vocale o creiamo ricordi, lasciamo tracce del nostro passaggio. Nel corso della nostra vita creiamo ricordi nella memoria di chi ci ha conosciuto e dopo la morte tutto quello che rimane sono proprio le tracce e i ricordi. Ma quando la vita viene sottratta ingiustamente e bruscamente quelle stesse tracce acquisiscono un valore maggiore perché non sempre si ha avuto il tempo di creare ricordi con quella persona. È corretto vedere, leggere e sentire quanto rimane di una vita rubata, proprio perché non appartengono più alla vita del defunto, ma sono dei cari e delle persone, che mantengono viva la persona con i loro ricordi e con quanto quest’ultima ha lasciato di sé. Inoltre se ci mettessimo nei panni di una madre che ha perso il proprio figlio in un incidente d’aiuto capiremmo il suo desiderio di avere accesso alle immagini, alle chat, perché si potrebbe venire a conoscenza di aspetti, idee e caratteristiche che non erano state colte durante un’intera esistenza.
