Maturità, università, sessioni, laurea, specialistica, valigie e partenza: questo è il ciclo emigratorio da tempo considerato una via sicura dai neolaureati per sfuggire alla temutissima disoccupazione. “Quanti cervelli in fuga”, “quanti lavoratori non valorizzati”, sono i primi pensieri che emergono. Le nostre intuizioni non possono che essere confermate da dati che parlano chiaro: il ritmo con cui i nostri giovani lasciano il paese alla ricerca di stabilità e di successi professionali è sempre più incalzante. L’”emorragia” di personale qualificato in Italia è basata su uno squilibrio tra le competenze acquisite durante il percorso di studi e quelle effettivamente richieste sul lavoro. Molti giovani italiani sono dotati di un grande potenziale che non riescono ad esprimere. Occorre un cambio di rotta per arrestare le fughe e un rinnovamento convincente per richiamare in patria i sondatori di altre dinamiche professionali. La formazione scolastica in prospettiva futura, dunque, necessita di essere nuovamente calibrata, con particolare attenzione verso i cambiamenti dell’attuale mondo del lavoro. Ad oggi, il mercato delle occupazioni è influenzato dalla globalizzazione, dovuta alle istantanee modalità di collegamento a livello internazionale, e richiede un’inclinazione verso l’ecologia e le cosiddette materie STEM. Gli NFT, il Metaverso, i veicoli a guida autonoma e il turismo nello spazio sono indici dell’ulteriore progresso tecnologico in termini fino a non molto tempo fa ancora fantascientifici e ora incredibilmente alla nostra portata. Ma l’Italia è pronta ad accogliere questo futuro, o continua a non essere un paese per giovani?
Solo interventi tempestivi possono adeguare il mondo che ruota attorno al lavoro. L’offerta di corsi professionali in caso di carenza delle competenze ricercate in un’azienda, ad esempio, è un modo per non alimentare il tasso di disoccupazione. Le professioni ad oggi, con l’arrivo della tecnologia e della pandemia, sono in continuo evolversi, ma le novità non devono precludere prospettive di crescita né indurre i lavoratori a tenere pronta la valigia!

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