Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia, di doman non v’è certezza. Leggendo questi meravigliosi versi di Lorenzo il Magnifico, un liceale medio al giorno d’oggi non solo non sentirà niente, ma proverà anche un senso di forte noia in corpo legata ad una voglia di interrompere la lettura dopo solo qualche verso. Gioventù screanzata? Adolescenti fannulloni? Ragazzi smidollati troppo attaccati al computer? Si, ci sta. Ma non sono di certo queste le cause principali per questa svogliatezza. A chi non piace incontrarsi con gli amici? A tutti. Pensate di dover trascorrere ogni ora del giorno con gli amici e che, se anche un solo momento volete stare da soli o solamente con qualcuno, verreste considerati ragazzi da niente, malvisti da certa gente e generalmente meno considerati; nel giro di qualche tempo iniziereste ad annoiarvi e a considerare una cosa meravigliosa come gli amici un obbligo, una noia ed uno stress. Al posto degli amici mettete nell’esempio i libri, e benvenuti a scuola. Pensate di dover leggere delle poesie di autori meravigliosi, versi che da soli potrebbero far piangere generazioni e generazioni di uomini, o di dover studiare la filosofia, materia affascinante che più di tutte le altre apre la mente, o di dover tradurre brani eccezionali di alcuni scrittori latini o greci: inizialmente sareste felicissimi, ma dopo neanche un mese di continuo ed ininterrotto studio potreste annoiarvi e perdere l’iniziale approccio a queste discipline ed ogni tipo di interesse; aggiungeteci anche professori che richiedono una conoscenza praticamente perfetta di tutto, interrogazioni dove un si o un no possono valerti un anno o dove anche un si, se detto a bassa voce, non suscita nessuna gioia di essere riuscito, dopo magari un lungo lavoro, a capire un determinato argomento (e penso siano tanti gli studenti che, desiderosi di migliorare i loro brutti voti, spesso si sono messi d’impegno per fare interrogazioni bellissime ma non hanno ottenuto che un misero ed insoddisfacente sei quando magari avrebbero comunque meritato molto di più) e confronti fra studenti spesso voluti dalla scuola su voti e sulle competenze. Nel giro di pochi mesi ogni materia scolastica diverrebbe fonte di disagio, e pensare approfondire individualmente certi argomenti in orario extrascolastico sarebbe pura follia per chiunque. La scuola ci sta rovinando ogni interesse nella scuola. La bellezza della geografia ormai viene ricondotta a sapere il P.I.L. di alcune nazioni, l’interesse che la storia dovrebbe suscitarci a sapere alcune date a memoria, la soddisfazione di poter capire lingue antiche come il latino e il greco a sapere soltanto regole grammaticali a memoria per tradurre al meglio singole parole. Ogni professore poi dichiara che nella sua materia è necessario anche l’amore, ma nessuno ha mai preso 10, unica fonte magica per potersi veramente sentire riconosciuti da un professore (ovvero una persona che in generale si ritiene molto superiore a noi in un determinato argomento), per aver messo tanto amore in una versione di greco. Se dunque la scuola, che di per se dura ben cinque ore al giorno, risulta veramente pesante ai più per i motivi detti, pure il pomeriggio dei ragazzi è ridotto ad una presa di giro: se ogni professore, amabilmente, dice di dare soltanto un oretta di compiti per la sua lezione successiva (un oretta che, per molte materie, diventa automaticamente il doppio o il triplo), neppure i professori di matematica sono riusciti a comprendere che, essendo cinque le ore scolastiche di mattina, saranno almeno cinque anche le ore spese di pomeriggio sui libri per tutti i ragazzi. A me piace molto guardare i film, ma dieci ore di pellicole al giorno nel giro di una settimana arriverebbero a farmi odiare il cinema. Pensate cosa non significhi trascorrere ore ed ore a studiare materie che vengono imposte, dovendo essere sempre il migliore di tutti per essere ben visto dai professori (e sempre i professori dimostrano di non capire che, in una classe di venti studenti ad esempio, non possono esistere venti migliori). Questa ridicola rincorsa al voto alto non fa altro che suscitare un odio profondo nei confronti della scuola, oltre ad un ansia ed uno stress massacranti che rendono impossibile non solo un sano studio ma anche una vita sociale decente. Il livello di stress medio di un liceale oggi equivale più o meno a quello di un paziente in un ospedale psichiatrico negli anni ’50, e in nessun periodo storico (per quanto i professori non facciano che ripeterci quanto poco noi si studi) gli studenti trascorrevano così tante ore il pomeriggio sui libri (dati alla mano). Trascorriamo la nostra giovinezza costretti a studiare poeti che ci ricordano quanto sia bella la giovinezza, e non abbiamo il diritto di ascoltarli ma soltanto di studiarli in modo apatico, riducendo il loro insegnamento ad una serie di dati da ricordare. Carpe diem. Avremo tutto il tempo che vogliamo per diventare perfetti in ogni ambito di studio, ne avremo meno per godere, come ci dice Mimnermo, dei nostri fragili fiori di giovinezza. La scuola potrebbe essere un mezzo meraviglioso per incontrare nuovi amici (forse adesso l’unica cosa che tutt’ora, nonostante tutto, mi fa essere grato alla scuola), scoprire nuovi ed infiniti mondi e capire veramente le nostre possibilità ed i nostri interessi, ma adesso non è così. Per sapere tutto non sappiamo niente, per finire programmi impossibili dobbiamo sorvolare ogni argomento, per studiare bene qualche materia dobbiamo smettere di “studiare” qualsiasi cosa che non concerna la scuola (sono infatti pochi i professori che incitano i ragazzi ad appassionarsi anche di cose che niente hanno a che vedere con la scuola ma che riuscirebbero a creare delle personalità piuttosto che delle marionette vuote). Se le interrogazioni non fanno che triplicare lo stress dei ragazzi portando a niente di fatto (si studia per un interrogazione e non per sapere, si dimentica tutto non appena non è più richiesto durante le interrogazioni), penso che la vera causa dell’ansia degli studenti sia da ricercare nei compiti a casa, in primis nei compiti scritti: trascorrere la mattina a scuola e il pomeriggio o con gli amici o ampliando la nostra cultura liberamente, senza dover essere ugualmente esperti di argomenti per noi inutili così come di argomenti meravigliosi, potrebbe essere il miglior modo per far capire a tutti (professori e ministero inclusi) quale cosa meravigliosa sia la scuola, e che essa non è un officina di burattini, ma la prima tappa di un cammino tanto lungo quanto meraviglioso, la cultura.

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