Ogni giorno si sentono lamentele sullo stress causato dai compiti, dalle interrogazioni, dai vari test, dalla dannata competitività e dalle esigenze dei professori. Un ammontare di doveri che ci fanno sentire oppressi, ma è davvero così negativa questa pressione?
Analizzando gli aspetti negativi della vicenda si può dire che i dati parlano chiaro e siamo gli studenti più insoddisfatti d’Europa, sembra che non sia mai abbastanza e il tempo ricreativo sia inversamente proporzionale alla nostra età; quindi, andando avanti con il percorso di studi ci troviamo in situazioni difficili in cui bisogna fare dei sacrifici come, ad esempio, lo sport o il divertimento. Ammetto che anche io stessa ogni tanto mi chiedo se il tempo passato a studiare un giorno mi servirà davvero e questo crea un po’ di stress, il tempo per gli amici si riserva al fine settimana per non rinunciare allo sport, dal mio punto di vista molto importante per la nostra salute sia fisica che mentale; ma questo percorso formativo è stata una mia scelta e me ne prendo la responsabilità. Vedo ragazzi della mia età che hanno lasciato la scuola ancora qualche anno fa e si fanno mantenere dai genitori; la sete di conoscenza è totalmente soggettiva e sembra che le scuole finalizzate all’insegnamento di una professione siamo ‘troppo difficili’ e, perciò, si crea questa sorta di parassiti per la società.
La domanda da porsi è: sono davvero troppo selettivi questi istituti o i ragazzi hanno perso totalmente la voglia di rimboccarsi le maniche? A mio avviso, dare una risposta è difficile, ma opterei per la pigrizia, non penso sia possibile che si siano formati dei buchi neri nella testa dei ragazzi della mia generazione e sebbene ci siano decine di esempi di uomini di successo che hanno lasciato o snobbato la scuola, non è la scusa adatta per non studiare e sono convinta che potremmo trovare altrettanti esempi di uomini e donne che senza una base formativa importante non sarebbe arrivati dove sono ora.
Ritengo, tuttavia, che lo stress sia un fatto molto soggettivo, esso infatti dipende dalla personalità, dal peso che una persona dà alla scuola e da quanto questa sia influenzabile dagli altri. Noto quotidianamente che ci sono persone pessimiste che influenzano tutti gli altri, ma il famoso detto ‘Mal comune mezzo gaudio’ comporta comunque una presenza di male che contribuirà a metterci di cattivo umore e affrontare gli ostacoli con una buona dose di paura e rassegnazione; quindi, creandoci una nostra mappa mentale con le nostre priorità e i nostri tempi, dovremmo essere in grado di adattarci al sistema scolastico, cogliendone i lati positivi; ovviamente la presenza di materie scomode è da mettere in conto, ma nella vita non ci sarà la possibilità di scegliere quale problema affrontare e quale no. La scuola sa buttarci giù, ma ci regala altrettanti stimoli che nel corso della nostra vita ci aiuteranno.
Sarà anche vero che siamo insoddisfatti e stressati, ma la scuola italiana è una delle più buone al mondo, permettendomi di criticare il sistema scolastico americano in cui gli studenti diventano amici dei professori, in questo modo eliminano qualsiasi tipo di pressione come se fosse tutto in famiglia, accrescendo il senso di fratellanza, ma andando a minare il senso di competitività, necessario a discapito degli studenti. Il rischio è quello di far crescere i ragazzi in una sorta di bolla e al primo contatto con un mondo più grande, come quello universitario, molti non saranno in grado di reggere la tensione.
Concludo, dicendo che la pressione scolastica se modulata in funzione delle capacità degli studenti può, a mio avviso, fruttare molto.

Le osservazioni fatte in questo ricco ed elaborato articolo sono frutto di riflessione e maturit
Ciao, beckyvesco!