La scuola è il luogo in cui i ragazzi trascorrono la maggior parte del loro tempo, ne consegue che essi siano inevitabilmente condizionati da tale ambiente, sia nei suoi aspetti positivi che in quelli negativi. Nonostante esistano numerose motivazioni che possano incoraggiare gli studenti ad appassionarsi al mondo scolastico, si sta purtroppo registrando un aumento, soprattutto italiano, di chi, ritornando anche sui suoi passi, afferma il contrario. Questo segnale alquanto preoccupante dovrebbe far nascere importanti interrogativi nei responsabili dell’istruzione scolastica. Come dichiara l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, la scuola “dovrebbe essere il luogo che influisce positivamente sulla salute e il benessere dei ragazzi”, ma evidentemente essi non lo percepiscono nella stessa maniera. In primo piano compare il fattore stress ad angosciare le giovani menti. Come riportano diversi studi, un grado di stress che si mantenga entro certi parametri può considerarsi positivo, e quindi perfino stimolante, in quanto mantiene alta la concentrazione e le prestazioni dell’individuo. Tuttavia superando questi valori sia arriva ad una condizione patologica, che aggravandosi sfocia anche in un concreto malessere fisico. In particolare alcuni ragazzi, che vivono in un ambiente più attento ai risultati che alla persona, si sentono sotto pressione per via dei familiari, degli insegnanti, dei compagni o delle loro stesse ambizioni personali, che li portano a maturare un ansia da prestazione controproducente, la quale va quindi a discapito dei loro buoni intenti. E’ naturale e giusto provare ansia prima di un compito in classe, ma la scuola e gli insegnanti avranno fallito se saranno riusciti a trasmettere ai loro alunni soltanto questo stato di soggezione e paura senza aiutarli a crescere e superare serenamente le loro insicurezze. Un altro fattore di ansia e malessere potrebbe essere individuato negli orari e nell’organizzazione del calendario scolastico. Infatti all’inizio dell’anno gli studenti sono energici e motivati, mentre avvicinandosi a giugno risultano stanchi e provati e nonostante questo devono ancora affrontare il periodo più intenso in una estenuante “corsa al voto”. Quindi allo stress psicologico, dato dallo studio intenso e da un ambiente che non sempre aiuta ad allentare la tensione, si somma anche una stanchezza fisica dovuta all’accumulo di quelle ore passate sopra ai libri e a volte anche del sonno perso. La percezione dello stress è sicuramente soggettiva anche se le indagini mostrano che la condizione italiana non è tra le più consone ad un apprendimento sereno. In un certo senso è giusto che l’individuo impari a formarsi un carattere risoluto e capace di portare a termine il proprio dovere in ogni situazione, anche combattendo con la fatica, tuttavia bisogna valutare se effettivamente i mezzi in uso garantiscano tale risultato. Perciò è da ritenersi corretto valutare il reale grado di stress e non farne un semplice pretesto da giocare a proprio favore per ottenere qualche sconto dagli insegnanti, ma è necessario anche rivedere quei punti che potrebbero modernizzare i modelli italiani e garantire migliori risultati in ambito di prestazioni e consensi tra i ragazzi.
MOCHI CHIARA