Rispondere alla domanda del giornalista Schiavon non è semplice perchè prevede una risposta netta :un sì o un no.
Io direi un nì perché non sempre la scuola é uno stress in quanto tante cose sono positive come altre negative che noi studenti percepiamo in base al nostro stato d’animo ed al nostro modo di rapportarci allo studio. Talvolta percepiamo il cosiddetto stress da prestazione ,quando dobbiamo affrontare verifiche e compiti ma alcune volte è piacevole ascoltare e partecipare ad alcune lezioni di insegnanti che sanno coinvolgere gli studenti con la loro capacità di spiegare,approfondire, andare al di là della sterile spiegazione.
Tutto sta nella “fortuna” di trovare docenti che sono innovativi nel metodo,aperti al mondo esterno, nell’uso di una didattica non convenzionale ,sperimentare occasioni nuove di studio.
Nella mia classe ,per esempio,la mia docente di lettere sta sperimentando la cosiddetta “lezione rovesciata”,siamo noi studenti ad approfondire,spiegare un determinato argomento che ci viene dato ed in gruppi ,ci dividiamo i compiti svolgendo come più riteniamo opportuno l’argomento anche utilizzando altri testi o ipertesti.
Noi stessi,tramite griglie ,valutiamo ciascuno il compito degli altri nostri compagni con la supervisione,naturalmente dell’insegnante.
Usiamo Internet,giornali,altri testi,ci confrontiamo e ci aiutiamo a vicenda.
Lavoriamo in classe ma per gruppi anche a casa.
L’esperimento sta riuscendo,anche coloro che prima erano apatici e disinteressati stanno collaborando ed i risultati si vedono.
Altri insegnanti sono “tradizionali” e talvolta ci “stufano”;abbiamo bisogno quindi di essere stimolati e credo che così lo stress non si percepirà perché siamo non spettatori ma partecipi del nostro sapere.
Certo alcune “rigidità” della scuola italiana devono cambiare affinché si possa dire che la scuola sia a “misura di studente”
