L’unità d’Italia del 1861 prevedeva come stato i territori dalla Val d’Aosta fino alla Sardegna; l’unità di Giuseppe Garibaldi, dei mille, di Mazzini e di Cavour e di tutta quella povera gente che di un’unione ben salda ne avevano proprio bisogno.
Ora sono passati 154 anni dal quel fatidico giorno e abbiamo il coraggio di mettere in discussione se alcuni territori della nostra patria possono essere venduti o addirittura utilizzati per dei posti di vacanza, per dei luoghi relax e dimenticare, con un assegno da “quattro soldi”, la loro storia.
L’isola che non c’è, in Sardegna, è solo l’esempio di quello che in Italia potrebbe accadere se tutti vendessero quello che di bello c’è. Lo stato non è costituito soltanto da persone, da case e da negozi.
Il bene più prezioso sono le architetture, quei posti meravigliosi dove la tranquillità è la sola ad abitarci, i luoghi in cui è passata la storia della nostra civiltà, la storia di noi stessi.
Noi siamo la storia e non è giusto vendere luoghi straordinari per cercare di sanare la situazione odierna dell’Italia. La crisi non si combatte con una o più vendite dei beni dello stato, ma con forza e determinazione da parte delle persone, non degli “oggetti”.
Ragioniamo perché non è così difficile.
Abbiamo dato tanto come stato nel mondo e non possiamo permettere che questo tanto ci venga tolto con una brutalità del genere!

Il titolo
ciao giua99!
del tuo breve articolo,di cui potevi approfondire qualche aspetto,sono d’accordo con te quando dici che abbiamo dato tanto per raggiungere l’Unit