I giovani italiani, vista la crisi economica che dal 2009 trafigge il nostro paese, si trovano in una situazione economica quasi “catastrofica”, inseguono il lavoro che purtroppo con c’è e la disoccupazione giovanile è quindi aumentata. Dai dati ricavati dallo studio dell’Istat sull’impiego dei giovani del 2016 si deduce che i giovani italiani sono poco occupati e coinvolti all’interno della società. Oggi in Italia il 62,5% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni vive ancora con i genitori perché incapace di mantenersi per via di una situazione economica poco stabile. Da questo si deduce chiaramente che il lavoro in Italia manca e soprattutto ai giovani. Alcuni di questi, però, non si danno per vinti e iniziano a lavorare in proprio, il così detto “lavoro fai da te”. Questo crea nuovi occupanti e ci fa accendere un barlume di speranza. Oggi i giovani sono stati suddivisi in due categorie “Eet”, sigla che sta per “Employed-Educated and Trained”, e “Neet”, ovvero “Not engaged in Education, Employment or Training”. I primi citati sono coloro che dopo aver costruito il proprio bagaglio culturale all’interno del sistema scolastico si dedicano alla creazione di un lavoro in proprio o comunque vengono assunti da aziende, i secondi, invece, sono coloro che, dopo la formazione scolastica quindi, dopo aver investito anni di studio e tanto denaro si ritrovano senza lavoro e hanno deciso di arrendersi e abbandonare la costruzione del proprio futuro perché ormai scoraggiati. Io mi sento più “Eet” che “Neet”. Dopo la mia formazione scolastica penso di intraprendere la ricerca di un lavoro perché, se si hanno le caratteristiche giuste che le aziende richiedono per i propri impiegati l’occupazione si trova, e in fretta. Nel caso in cui il lavoro non ci fosse non mi perderei d’animo e mi inventerei qualcosa. E’ importante non gettare la spugna e non perdersi d’animo ma continuare a crederci.
