La povertà è un fenomeno molto diffuso nella società odierna che porta molta gente a chiedere
l’elemosina. L’accattonaggio è vietato fuori dalle chiese, bar, ristoranti e negozi. A Verona ha fatto
discutere l’ordinanza del sindaco Tosi che punisce coloro che fanno l’elemosina con importi pesanti
fino a 500 euro di multa.
Questo non lo trovo giusto, perché concerne solo la città e non la periferia. A mio parere, un’ordinanza
di questo tipo, se destinata ad essere valida, deve essere rispettata in ogni luogo.
La sensazione è stata quella di ripulire il centro per il buon nome della città, mentre, ad esempio, in
Borgo Roma, quartiere periferico, l’elemosina e la carità sono fattibili.
La guerra ai poveri, estesa anche nella vicina Padova, come in tutta Italia, funge come un’arma di
distrazione massiva per depistare l’attenzione dei cittadini da altre situazioni critiche che hanno colpito
vari lavoratori.
Sono convinta che questi temi sarebbero più importanti, che non preoccuparsi del decoro della città.
Nella mia piccola realtà, ho visto persone che si spacciavano per povere o con deficienze fisiche
quando in realtà non lo erano: fatti che infastidiscono e lasciano l’amaro in bocca.
Invece di fare l’elemosina con delle monete, perché non accettano con piacere del cibo o delle bevande?
Ognuno è libero, se lo crede, di contribuire con quello che può o che ha a disposizione data la
situazione non così favorevole che oggigiorno le famiglie vivono.
Per quanto mi riguarda, non concordo con le multe (anche se in alcuni casi potrebbero fermare
parzialmente questo fenomeno) ma proporrei maggiori centri di accoglienza per pasti caldi e ricoveri
serali.
Tutti abbiamo il diritto di vivere in maniera decorosa e sono convinta che i mezzi della nostra società
possono darci un aiuto ed aiutare le persone in difficoltà perché chi fa del bene riceverà del bene.