Tutti i prodotti, ad un certo punto, smettono di funzionare: lo smartphone funziona bene, ma solo fino al momento in cui scatta l’ultimo aggiornamento del sistema operativo; il phon fino a che non scade la garanzia. Le cerniere lampo prima o poi si rompono, le suole delle scarpe si scollano, e così via. Questo è lo scenario che abbiamo davanti ormai da diversi anni, ma perché? Come mai non si trovano sul mercato prodotti che possano durare più a lungo della garanzia?
Secondo tanti, si tratterebbe di una specie di “truffa” legalizzata. Da luglio scorso, ad esempio, in Francia l’obsolescenza programmata è un reato: un produttore o un industriale rischiano sino a 2 anni di carcere e fino a 300 mila euro di multa per prodotti immessi sul mercato con queste caratteristiche. Ma in Italia? Da 3 anni si sta studiando una legge, tanto che il rischio è che, quando sarà emanata, risulterà già troppo vecchia.
Il primo caso di invecchiamento programmato sembra risalire al 23 dicembre del 1924, quando i produttori mondiali di lampadine ad incandescenza si riunirono a Ginevra per ridurre la vita media delle lampadine, creando un vero e proprio cartello.
Secondo gli esperti, la colpa dell’obsolescenza programmata da un lato è dell’economia stessa, perché i nuovi modelli di prodotto, proposti senza sosta, spingono naturalmente all’acquisto; dall’altro, dai costi elevati di produzione e delle materie prime, che verrebbero così abbattuti.

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