L’obsolescenza programmata è forse uno dei problemi che più ha afflitto in passato la società e che, purtroppo, affligge tuttora. Essa consiste nella perdita di efficienza e di valore economico subiti da un apparecchio, da un impianto o da una tecnologia a causa del progresso tecnologico, ossia dell’immissione sul mercato di nuovi macchinari che rendono non più competitivi quelli esistenti. Vengono così presentate nuove forme o perfezionamenti che inducono ad abbandonare il vecchio modello, il quale può essere riparato, ma solo ad un prezzo superiore di un nuovo modello. Questa “soluzione” economica, ideata nel 1924, non è stata più abbandonata, e in alcuni casi è stata resa addirittura obbligatoria quando un paese si è trovato dinanzi ad una grave crisi economica come accadde nell’America degli anni trenta. Ma come può l’uomo accettare ciò? Proprio in merito a questa domanda in molti si sono interessati creando documentari, film e statistiche che facessero “aprire” gli occhi ai cittadini, rendendoli consapevoli di ciò che è accaduto, continua ad accadere e che accadrà. Un sistema di consumo con una velocità così elevata di cambiamento di merce comporta, inoltre, molti problemi anche per il bisogno di smaltire le merci stesse, che favoriscono un enorme quantità di rifiuti.
Tutto ciò, però, non esclude la possibilità di risoluzione del problema dell’obsolescenza programmata, la quale, per esempio, è stata vietata in Francia e punita come un reato. Per ottenere un cambiamento, anche se minimo, bisogna partire da piccoli e semplici gesti: potremmo cercare di riparare le cose, invece di gettarle, potremmo riutilizzarle in altro modo o donarle a chi potrebbero servire e non può sostenere spese per comperare oggetti “migliori”. Dovrebbe entrare dentro noi la mentalità del riutilizzo, del riciclo e dovremmo imparare a non dare per scontato ciò che ci viene detto. Il tutto senza scartare l’aiuto politico che può arrivare, se maggiormente richiesto. Impariamo a mobilitarci e ad isolarci dal consumismo e dalla frenesia dello shopping , distinguendo ciò che è realmente necessario e ciò che, invece, diventa sostituzione a favore di un prodotto più bello, incrementando le semplici operazioni di marketing.

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