Quale sarebbe la ribellione? Smettere di buttare tutto ciò che si rompe, cambiare quello che non va, comprare i nuovi “migliorati” prodotti?
Già. La soluzione sembrerebbe effettivamente quella di estraniarsi dalla logica capitalista che imperversa.
Ma come sottrarsi davvero a questo ciclo inarrestabile del consumo? E’ un serpente che si morde la coda.

Inevitabile.
Vivendo nella nostra realtà sociale, un’autarchia è impensabile.
Ma la correttezza sì. Eccome se si può pretendere! Eppure, per adesso, sembra essere solo un auspicio: elettrodomestici che saltano dopo qualche anno, cellulari impazziti lasciati a prendere la polvere in qualche cassetto di casa, palazzine nuove che crollano mentre edifici antichi reggono l’usura del tempo…

Che cos’è cambiato? La qualità dei materiali? Del processo di lavorazione?
O forse dell’intenzione?

E’ il gioco del guadagno, costringere il consumatore a ricomprare. E a ricomprare il nuovo modello, ovviamente, quello “signora, vede, indiscutibilmente migliorato”. E poi? E poi, dopo un paio d’anni, punto e a capo.

Viene definita obsolescenza programmata ed è lo strumento di un profitto abietto, che sembra giustificare lo spreco.
La macchina del denaro produce e scarta, e accelera continuamente. Un serpente che si morde la coda. Anche questo. Un groviglio di serpenti, praticamente.

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