Oggi si parla di obsolescenza programmatica, cioè dei tanti prodotti che nascono programmati per rompersi dopo che è scaduta la loro garanzia.
“Non conviene più aggiustarlo perchè costa meno comprarlo nuovo…” questa è la frase che ci si sente dire quando capita che si rompe un oggetto.
In questo periodo di crisi in cui anche il lavoro scarseggia, molti mestieri artigiani che c’erano una volta, stanno scomparendo; gli oggetti rotti venivano riparati, e così anche le botteghe artigiane si tramandavano da padre in figlio. Anche la qualità dei materiali è cambiata, ad esempio un ciabattino difficilmente riesce ad aggiustare una scarpa fatta di materiale plastico e gomma.
Ormai si è innescato un circolo vizioso in cui ci stiamo riempiendo di rifiuti mentre stanno scomparendo molti mestieri in nome del consumo.
Ci sarebbero sicuramente diversi validi motivi per ribellarsi a questo sistema di obsolescenza programmatica, ma non senza doversi scontrare con un progresso tecnologico che produce oggetti già vecchi nel momento stesso in cui nascono e con la mentalità diffusa per cui non esiste quasi neanche più l’idea che le cose possano essere aggiustate.
Sicuramente è il caso di fermarsi un attimo a riflettere…

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