Soltanto delle sbarre, un letto per cella e l’obbligo di rimanerci fino a nuovo ordine separano i detenuti dal sole delle giornate e dall’aria respirata fuori. Vengono rinchiusi perché vengono ritenuti responsabili di un omicidio, perché hanno commesso atti che vanno contro i valori della giustizia.
Il più delle volte si entra pieni di rammarico, senza più niente nelle mani. Non si ha identità. E tempo per pensare ce n’è davvero tanto.
Trascorrono interi anni in stanze piccolissime, troppo strette per cambiare la visione del mondo.
Eppure, alcuni si sentono soli; non sanno a chi rivolgersi, con chi iniziare ad avere un confronto. Si soffre e si pensa come poter tornare indietro, a come cancellare il passato. Ma purtroppo c’è una “scritta” indelebile e non esiste nessuna gomma in grado di eliminarla.
Il mondo che sta fuori? Continua la sua vita, a volte egoisticamente.
In fondo non esistono moltissime differenze tra noi e loro. Magari non possono uscire per mangiare una pizza, non riescono a realizzare i propri sogni; ma sono uomini esattamente come noi e un libro tra le loro mani non mi dispiace per niente. Oltre ad essere un modo per svagarsi, per mettere in secondo piano il senso di colpa, è un modo per conoscere e imparare. Nella vita non si finisce mai di apprendere: ogni cosa, se vista con occhi diversi, ci può insegnare quello che prima che non ci era venuto in mente.
Un libro è immortale, eterno e vive in ognuno di noi.
Ci immedesimiamo nei personaggi e speriamo nel lieto fine.
C’è sempre un’altra possibilità! Regalare un libro è modo per dire: “Ascoltami, ci tengo a te e spero che ti servirà.”
Il detenuto ha sbagliato, ma si può sempre essere persone migliori.
Io ci credo!

Mi piace moltissimo il modo in cui hai deciso di affrontare l’argomento, lo stile