Riusciremmo a prenderci una pausa dal mondo digitale per tornare un po’ di tempo con i piedi per terra? A staccarci, per un periodo di una settimana all’incirca, dalla presa di corrente per mettere in carica il nostro smartphone? Una ragazza newyorkese di 16 anni ha deciso spontaneamente di testare con un esperimento la propria forza di volontà: ha rinunciato al suo smartphone per una settimana. Al termine dell’esperimento ha dichiarato in un’intervista al The Washington Post: “Ora che l’esperimento è finito, ho imparato questa cosa: i nostri cellulari sono come il caffè. Il caffè ci dà energia e la carica per “funzionare”, e finiamo per credere di non poterne farne a meno. Ma cosa succederebbe davvero se una mattina ci dimenticassimo di bere il caffè? Di sicuro all’inizio ci sentiremmo stanchi e intontiti, ma dopo qualche giorno, improvvisamente, non ne avremmo più bisogno.” Solo 3 su 46 i ragazzi del liceo Munari di Crema sono, invece, riusciti a sopravvivere all’astinenza da smartphone per il periodo di una setttimana. 31 non vi hanno voluto provare, gli altri hanno rinunciato a metà settimana. Niente messaggi istantanei, niente musica alle 7 di mattina durante il viaggio scuola-casa, niente giochino-passatempo per i momenti di noia. È un percorso all’indietro alla riscoperta della vera comunicazione. I ragazzi hanno dovuto prendere appunti su una sorta di diario di bordo in cui esprimere riflessioni e stati d’animo. Parlare di astinenza e dipendenza da smartphone non è affatto un caso: si chiama “nomophobia” ed è il terrore di rimanere sconnessi dai propri apparecchi di telefonia mobile. Non è quindi solo la ramanzina dei genitori che ci danno dei “drogati di telefono”, ma è un problema molto più serio. Gli esperimenti della ragazza newyorkese e quello dei ragazzi di Crema sono due facce della stessa medaglia: se da un lato stare del tempo lontani dal proprio smartphone ci permette di maturare quel senso di indipendenza dalla nostra protesi tecnologica, può al contempo dimostrare quanto, in realtà, ne siamo strettamente dipendenti, se non riusciamo nemmeno per il breve periodo di una settimana a farne a meno. Dovremmo metterci tutti alla prova e riflettere sul nostro rapporto con il nostro smartphone e su quello che rappresenta per noi riempire i tempi morti giocando a Candy Crush o aggiornando il nostro stato su Facebook. È una grande prova di coraggio allontanarsi dal cyberspazio e tornare tra i comuni mortali: per chi è abituato ad avere il capo chino sullo schermo dello smartphone, tutto sommato, tornare ad ammirare il colore del cielo potrebbe non essere poi così male.

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