Ciao siri. Come mi chiamo? Che tempo fa oggi? Che ore sono? Che musica sto ascoltando? Sarò fortunato oggi? Vuoi diventare la mia migliore amica? Adesso, secondo voi, quante domande verranno rivolte quotidianamente a Siri? Centinaia, migliaia, centinaia di migliaia? Non è più un segreto ormai che questo prodigio tecnologico sia stato classificato come il miglior assistente vocale presente sul mercato e che quasi ogni persona, che abbia avuto la possibilità di disporne almeno una volta, abbia cercato di testarlo ponendogli qualche domanda di cui perlomeno una fosse inadeguata o imprevedibile. Fino a questo punto nulla di strano, il problema sorge però quando si va a vedere il perchè una persona ha sentito il bisogno di porle una determinata domanda. Qui le risposte sono svariate, si passa dalla semplice curiosità o dal desiderio di vedere fino a che punto la sua risposta si possa spingere fino ad arrivare ad un senso di ineguatezza personale o mancanza di autostima. Tra questi casi si può catalogare anche la storia del ragazzo tredicenne affetto dalla sindome di asperger di nome Gus che, effettivamente non riuscendo a comunicare con le altre persone per paura delle loro possibili reazioni e sentendosi così solo, ha deciso di fare di un “sistema di algoritmi” il suo migliore amico. Partendo allora dal presupposto che la tecnologia è un mezzo estremamente positivo (come ho dimostrato nel mio precedente articolo: http://www.ilquotidianoinclasse.it/2014/10/la-tecnologia-e-un-arte-lo-dimostra-la-parola/ ) dove pecca l’uomo? Io ritengo che lo sbaglio stia principalmente nella sopravvalutazione dell’apparenza. Come una persona non si può giudicare a prescindere dai vestiti che porta così un sistema non si può classificare a seconda di ciò che dice. Per quanto ci possa sembrare reale non sarà altro che un’illusione, un semplice miraggio destinato a svanire con l’avvento di una più sviluppata tecnologia. Il mio invito finale è quello di prendere gli elementi che ci circondano esattamente per quello che sono, non per quello che sembrano essere.
