Le statistiche parlano chiaro: in Italia lo scorso anno si sono incrementati del 74% vendite ed acquisti di vinili. E non solo. Negli Stati Uniti il +30% del totale del mercato. E a Natale, la bilancia dei prodotti più regalati si è inclinata a favore dei vinili e dei famigerati 33 giri. Sembrerebbe che la causa di un tale ritorno di storia sia dovuto al fatto che il rap e il rock ,in Italia e non solo, catturano un bacino vastissimo di fruitori e dal momento che i primi dischi erano proprio in vinile, ecco allora una vena nostalgica di questo antenato, per noi, antidiluviano. Anche gli artisti contemporanei stampano i loro lavori su vinile, e la vendita, dunque, ha ripreso quota. Ma si può tracciare l’identikit di chi acquista in un mercato sempre più digitalizzato? Gente nostalgica che è nata ed è vissuta nel periodo in cui l’unico modo per ascoltare la musica era proprio il giradischi, o noi adolescenti del terzo millennio, nati nella diffusione digitale della musica e che non conosciamo un’ alternativa a questa modalità desueta? Certo è che nomi come Beatles, Michael Jackson, Led Zeppelin, nomi famosi nel panorama mondiale, hanno segnato un’epoca:l’epoca del vinile. E la storia ci ha insegnato che le grande leggende del passato sono eterne quanto il tempo. Travalicano di epoca in epoca, di generazione in generazione, arrivando fino alla nostra che ha rispolverato o sta rispolverando le vecchie glorie del passato, coinvolgendo anche quella fetta di pubblico compresa tra i 14 e i 35 anni che si volge al passato di un rock che ha forte ascendenza sulle giovani generazioni. Un fascino immenso che riporta ad accostarsi alla buona vecchia musica, all’atmosfera di magia unica degli anni ‘70-‘80 contro l’insicurezza e la grandissima offerta musicale del mercato odierno. Il passato si fa strada nel presente ed il mercato del giradischi diventa una preziosità o una rarità nell’era digitale. Possederlo fa cool e si va alla ricerca spasmodica nei negozi di antiquariato per comprarne uno. L’insoddisfazione del presente porta a volgerci al passato, seppure un passato a noi sconosciuto. E così il vecchio e il nuovo si incontrano e non si scontrano. Non potrebbero perché attengono a due modalità di diffusione della musica completamente differenti, a due generi di emozioni acustiche e culturali diverse, due qualità di suono eterogenee. E dal momento che nell’epoca in cui viviamo il panorama musicale non lascia segni di sè, il ritorno alla musica pura, anche inquinata da suoni, ma più naturali a confronto con i sistemi digitali moderni, precisi ma freddi, determina un grado di fedeltà anche in quei giovani a cui piace avere in mano una copia fisica del disco e ammirarne la copertina.

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