Di recente all’università di Pisa è stato ideato un nuovo robot, in grado di svolgere attività domestiche, parlare, fare la spesa e dare medicine. È stato testato in una casa di riposo ed al momento non vi sono state lamentele da parte degli ospiti che vi risiedono. Tuttavia rendere i robot badanti per gli anziani negherebbe a questi ultimi un qualsiasi legame affettivo con l’individuo che si occupa di essi durante gran parte del giorno. In tal modo quindi le persone che necessitano del servizio potrebbero ricadere nella depressione, dal momento che spesso si tratta di uomini e donne sole, senza alcun parente che si possa prendere cura di loro. Insomma non si avrebbe più alcun legame sociale. Infatti i robot, pur essendo in grado di parlare, non possono mostrare sentimenti propri, quindi non sono in grado di avere idee, su cui strutturare un vero discorso con il paziente. Non si tratterebbe di un aiuto agli anziani anzi, probabilmente sarebbe un fattore a loro discapito. Chi richiede una badante è spesso malato, non può più occuparsi di sé, e perciò gli occorre qualcuno che lo faccia al posto suo, magari qualcuno con cui sfogarsi per quanto riguarda la sua condizione salutare. Ebbene un robot potrà occuparsi di tutte le attività gestionali, ma in fin dei conti chi vorrebbe affianco a sé un oggetto parlante che ogni singolo giorno ti porge le medicine, senza però sapere a cosa servano e della loro vitale importanza?
