Il cinema italiano, un tempo punto di riferimento a livello mondiale, sta attraversando un momento di grande difficoltà. La situazione è particolarmente delicata, e l’intervista a Pupi Avati, uno dei più grandi sceneggiatori e registi italiani, ha messo in luce alcune delle problematiche che stanno minando la tradizione cinematografica nazionale.
Una delle problematiche centrali, secondo Avati, è che il prezzo delle produzioni è esorbitante e che i budget, eccessivi, non garantiscono il successo per la produzione cinematografica. Inoltre il cinema italiano, mancando di divi o star di livello internazionale, come quelle americane, ha più difficoltà a reperire dei finanziamenti necessari. Ciò non vuol dire che il cinema italiano non possa più produrre film di qualità, anzi diversi film quali “Regalo di Natale” “La casa dalle finestre che ridono”, che nonostante i budget complessivi non così elevati, ebbero una ottima produzione e un incasso cospicuo.
Uno degli aspetti centrali, che influisce enormemente sulla crisi del cinema, riguarda la recessione delle sale cinematografiche. I dati sono eclatanti: il numero di spettatori nelle sale è in continua discesa (nel 2024 c’è stato un calo di spettatori del 35% rispetto al 2023), soprattutto a causa della pandemia Covid-19, che ha accelerato il declino di un modello già obsoleto. Le sale, una volta luoghi di incontro e di condivisione di opinioni e pareri, stanno lentamente scomparendo, sostituite da piattaforme digitali che offrono un’esperienza comoda e accessibile da casa.
Il cambiamento è causato da molti fattori; uno di questi è proprio il costo del biglietto, che spesso non giustifica l’esperienza collettiva del cinema. Inoltre, il crescente interesse per i contenuti in streaming, che offrono una vasta gamma di film e serie TV a costi contenuti, ha fatto sì che il cinema tradizionale stia diventando una scelta sempre più rara per il pubblico.
Inoltre gli imprenditori stanno investendo sempre di più in produzioni originali, mai viste prima, col fine di attirare un pubblico internazionale e proporre contenuti a ritmo rapido, facili da consumare e accessibili in qualsiasi momento, così per spingere gli spettatori a condurre una visione caratterizzata da binge-watching, ossia una visione ininterrotta di episodi di serie televisive disponibili in rete o sui siti di streaming, dieci, quindici, venti episodi visti tutti di fila.
Se da un lato questo sta portando a una conformità dell’intrattenimento, dall’altro ha posto una preoccupazione sul futuro delle piccole produzioni, che rischiano di essere schiacciate dalla massiccia competizione globale.
L’intervista del regista offre uno spunto interessante per riflettere sul futuro del cinema italiano. La crisi che il settore sta attraversando non è solo economica, ma anche culturale: il pubblico, abituato allo streaming da casa, sembra sempre meno interessato a scoprire nuovi film al cinema, preferendo restare nella propria comfort zone.
Il cinema italiano, dunque, passa attraverso una difficile transizione. L’avvento dello streaming e la crisi delle sale cinematografiche stanno avendo un forte impatto sulla nostra società , ma non è ancora detto che il cinema tradizionale possa essere dimenticato e rimpiazzato dalle piattaforme streaming. Per poter superare questa crisi bisogna riuscire a rinnovare il settore, mantenendo intatto il suo valore culturale e la sua identità originaria, adattandosi, però, alle esigenze dei nuovi tempi e di un pubblico sempre più pretenzioso.