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Il diritto alla salute è un diritto sancito nell’articolo 32 della costituzione italiana, in cui viene definito fondamentale per la vita dell’individuo e per l’interesse della comunità. 

Il Sistema sanitario nazionale prevede la possibilità per qualunque cittadino italiano di accedere alle migliori cure possibili a fronte di una spesa minima (ticket sanitario) o della completa gratuità degli esami diagnostici e dei trattamenti stessi. 

Anche l’accesso al pronto soccorso in condizioni di emergenza è garantito a tutti, non solo ai cittadini italiani ma anche stranieri e immigrati che si trovino in necessità.

Negli anni più recenti il sistema sanitario nazionale sta attraversando un momento di crisi, dovuto principalmente alla carenza di personale medico e infermieristico, fenomeno che si sta verificando sia per il grande numero di medici che vanno in pensione e non vengono sostituiti da un ugual numero di nuovi assunti, sia per il passaggio dei medici del sistema sanitario a regimi privati.

Questa “fuga“ da ospedali e da studi di specialisti di medicina generale sembra essere dovuta all’ aumentata richiesta in termini di orario di servizio, turni e reperibilità, non compensata dall’adeguamento degli stipendi.

Le strutture pubbliche sono spesso fatiscenti, e viene investito molto poco del denaro pubblico per mantenere degli adeguati standard di efficienza di tali ambienti.

In ambito diagnostico questo si traduce in un aumento esponenziale delle liste d’attesa: spesso si è costretti ad aspettare anche sei mesi per un semplice esame.

Per tale motivo nell’ultimo periodo si è assistito ad un aumento delle strutture private che offrono prestazioni sanitarie di diagnosi e cura in tempi molto rapidi, spesso di elevata qualità.

La privatizzazione può essere tuttavia pericolosa, perché può creare, come avviene nel sistema americano, un enorme divario tra cittadini che possono permettersi costose cure o quantomeno il pagamento di assicurazioni sanitarie, e cittadini che non sono in grado di farlo e che quindi rischiano di non avere più accesso a quello che è un loro diritto costituzionale.

Personalmente, sono una forte sostenitrice del sistema sanitario nazionale, di cui conosco l’efficienza e l’alta professionalità grazie a racconti ed esperienze dirette. 

Da figlia di una paziente oncologica ho avuto modo di constatare da vicino quanto si sia preso cura di lei dall’inizio alla fine, organizzando tutto e offrendo le migliori cure possibili, seguendo protocolli internazionali e assistendola passo per passo durante la malattia.

D’altra parte però, essendo anche figlia di un medico e vedendo il tipo di vita che conduce, tra turni la notte e reperibilità, mi rendo conto che una singola persona più di così non può fare e che quindi un miglioramento del sistema potrebbe essere quello di incentivare i medici e il personale con un aumento della spesa pubblica destinata agli ospedali e di conseguenza degli stipendi, con nuove assunzioni per poter distribuire il carico di lavoro su più persone. 

Ritengo dunque che avere accesso a questa tipologia di servizio è sicuramente una fortuna per tutti noi, anche se di fronte a quello che è un problema evidente non bisogna perdere tempo  e trovare soluzioni valide.

 

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