Progetto senza titolo

Dalla pandemia a questa parte, la crisi sanitaria è diventata una realtà sempre più concreta a causa di servizi quasi inesistenti fonte di disagio per milioni di italiani.  Stiamo assistendo ad un irrefrenabile declino del sistema sanitario pubblico che sta venendo soppiantato da uno privato, che permette di ricevere assistenza in tempi immediati.

 

La crisi del SSN (Sistema Sanitario Nazionale) è causata in primo luogo da una grave carenza di personale medico specializzato di cui é previsto un ulteriore calo per il 2025, infatti oltre 50000 tra dottori e infermieri andranno in pensione. Sempre più medici stanno decidendo di accantonare la carriera ospedaliera in favore di una da liberi professionisti che genera un guadagno nettamente superiore. A rimanere legati agli ospedali sono quelle specializzazioni come chirurgia d’urgenza, anestesiologia e rianimazione, che non solo non prevedono l’intramoenia (ovvero la possibilità di utilizzare le strutture ospedaliere per erogare dei servizi sotto pagamento al di fuori dell’orario di lavoro) ma non hanno la possibilità di intraprendere una carriera privata. In questi casi, in cerca di uno stipendio dignitoso, sempre più medici che appartengono a questa categoria decidono di lasciare l’Italia per andare in paesi come la Svizzera dove lo stipendio medio è di gran lunga superiore; ad esempio uno specializzando prende 1500€ mensili in Italia, mentre in Svizzera 10000€. Una delle contromisure da adottare è sicuramente quella di aumentare lo stipendio medio dei medici in modo tale da disincentivarne la fuga, tuttavia è necessario stanziare dei fondi consistenti per garantire un aumento sostanziale e non uno irrisorio come quello recente.

Da tale carenza deriva il disagio delle liste d’attesa e dei ritardi. I reparti e gli ambulatori si ritrovano ad avere un solo medico strutturato aiutato da due specializzandi (o addirittura dei tirocinanti) che devono compiere un numero di visite in un lasso di tempo ristretto (e mal calcolato) dando così origine ad enormi ritardi e a controlli superficiali. Ad esempio, in un reparto di ortopedia sono previste 7 visite ogni 15 minuti, che tuttavia sarebbero necessari per svolgerne una sola completa.

Un altro fattore determinante è il numero limitato di posti per le specializzazioni. Andrebbe aumentato il numero di posti di ogni facoltà specialistica in modo tale da poter permettere un sufficiente afflusso, e quindi il ricambio necessario menzionato all’inizio, di personale.

 

La sanità pubblica, un diritto costituzionale, principio alla base della democrazia, dell’uguaglianza, dell’universalismo, sta crollando e nonostante ciò non è tra le priorità del nostro governo. Un diritto fondamentale non viene tutelato, stiamo mortificando la dignità delle persone, stiamo uccidendo le speranza e la fiducia che viene riposta nelle istituzioni. 

Abbiamo un divario di 889 euro di spesa sanitaria pro capite rispetto alla media dei paesi Ocse, per un totale di 52,4 miliardi. 

 

Abbiamo intenzione di lasciare che una conquista della democrazia crolli o faremo in modo di preservarla, considerandola una nostra priorità? Assisteremo ad un impegno da parte dei politici e ad un esame di coscienza da parte dei medici che hanno deciso di dare la priorità al proprio guadagno rispetto all’assistenza?

 

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