L’Università rappresenta da sempre una tappa importante per la crescita dei giovani e per il loro arricchimento culturale. Dovrebbe essere un luogo aperto, un’opportunità concreta per tutti coloro che desiderano formarsi, crescere e costruirsi un futuro migliore, invece, sempre più spesso diventa un traguardo difficile da raggiungere per chi non ha una situazione economica solida alle spalle.
E’ profondamente ingiusto che il percorso di studi di un giovane possa dipendere dalla disponibilità economica della sua famiglia piuttosto che dal suo talento, dalla sua motivazione o dal suo impegno.
Come ci illustrano i dati, il numero di laureati in Italia non è molto elevato, ma non solo per il fatto che molti giovani non sono interessati a laurearsi, ma proprio perché si sta sviluppando sempre di più il problema di non accessibilità alle facoltà universitarie.
Alle rette e ai materiali, per uno studente che non vive in una città in cui è presente un’università, si aggiungono i costi di alloggio, trasporti.
E’ vero che per gli studenti più meritevoli ci sono le borse di studio, ma queste purtroppo sono troppo poche rispetto al numero di studenti che ne avrebbero realmente bisogno.
Ed è paradossale pensare che un giovane riconosciuto meritevole e bisognoso non riceva alcun sostegno semplicemente perché i fondi non bastano.
Un ulteriore problema sono i test di ingresso, molti corsi hanno posti limitati inoltre non è giusto penalizzare studenti provenienti da scuole in cui non si sono fatte, in modo approfondito, le materie oggetto di verifica.
Le conseguenze di tutto ciò si vedono chiaramente: studenti costretti a lavorare in maniera intensa durante gli studi, con il rischio di rallentare o interrompere il loro percorso; altri che scelgono facoltà meno costose o più vicine a casa, sacrificando i propri interessi e inclinazioni; altri ancora che rinunciano del tutto all’università perché il peso economico è semplicemente troppo grande, altri che decidono di andare all’estero dove l’accesso è più aperto.
La mancanza di accessibilità all’Università influisce anche sul mercato del lavoro: meno laureati significa meno professionisti qualificati, riducendo la competitività dell’Italia in settori come tecnologia, scienza e medicina.
Bisogna considerare anche che in Italia la situazione cambia tra il Nord dove sono presenti università di prestigio e meglio strutturate, e il Sud in cui le opportunità di stage o di collaborazioni con il mondo del lavoro sono ridotte.
Questo, a nostro avviso, è un fallimento non solo per i singoli, ma per l’intera società.
Un Paese che non investe sul diritto allo studio perde talenti, competenze e idee che potrebbero diventare il motore del suo futuro.
Crediamo che rendere l’università più accessibile non debba essere visto come un “favore” agli studenti, ma come una scelta strategica per il Paese.
I benefici di una popolazione più istruita ricadono su tutti: più innovazione, più sviluppo, più partecipazione attiva alla vita sociale e culturale.



