Il 29 dicembre il Sud Africa ha avanzato l’accusa di genocidio davanti al Congresso Internazionale della Giustizia (Cig) nei confronti di Israele, Stato fondato dopo il genocidio degli ebrei oltre che Stato fondatore della stessa Corte dell’Aja.
Sono atti di genocidio quelli commessi con “l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo protetto” come ad esempio un gruppo nazionale, etnico, religioso o razziale.
L’accusa si baserebbe sulla violazione della “Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio” per aver commesso atti come “uccidere membri di un gruppo protetto, causare danni fisici e mentali alla popolazione e infliggere ai civili condizioni di vita calcolate per provocarne la distruzione fisica”.
Israele si difende dalle accuse riconducendo tutte le operazioni belliche a partire dal sette ottobre alla motivazione di guerra difensiva, necessaria per la propria incolumità.
Intende inoltre ribaltare la denuncia: “No, Sudafrica, non siamo noi a commettere un genocidio, ma Hamas”, ha affermato il primo ministro Benjamin Netanyahu prima delle udienze.
Non si può negare l’orrore dell’attacco del 7 ottobre, questo è certo: numerosi civili sono stati uccisi, altri presi in ostaggio, più di 5000 missili lanciati indiscriminatamente su Israele. Guardiamo però al dopo: da allora per tre settimane 600 bombe a settimana sono state fatte esplodere in Palestina, Gaza è diventata una prigione a cielo aperto senza acqua ed elettricità, sono state causate migliaia di vittime civili. Tutto perché Hamas si nasconde sotto ospedali e campi profughi e bisogna stanarlo il prima possibile.
Considerando i numeri delle vittime del conflitto, oltre 23.000 palestinesi uccisi in appena tre mesi e altri 10.000 dispersi sotto le macerie oltre che i trattamenti disumani riservati ai palestinesi da parte dell’esercito israeliano, le accuse del Sudafrica non sono di certo infondate.
A mio parere non è possibile considerare questi atti come lecita difesa, ma sono al contrario più facilmente riconducibili ad un assedio, un attacco volto a distruggere una comunità.
Detto ciò, nel breve termine l’imputabilità di Israele ha poca rilevanza; il rilascio di una sentenza infatti potrebbe richiedere mesi, addirittura anni. Per di più, anche se le sentenze della Cig sono definitive e giuridicamente vincolanti, la corte non ha i mezzi per farle rispettare. Per esempio, nella primavera scorsa ha ordinato alla Russia di sospendere l’invasione dell’Ucraina ma Putin naturalmente non ha accolto la richiesta.
In questo contesto vanno sottolineati gli interessi del Sud Africa, paese vicino alla Palestina sin dai tempi di Nelson Mandela, il quale ha detto una volta che la libertà del Sudafrica sarebbe stata “incompleta” senza quella della Palestina.
È anche rilevante la posizione attuale del Paese, in quanto potenza emergente del Sud mondiale come membro dei Brics insieme a Brasile, India, Cina e Russia. Ciò incide sulle dinamiche internazionali e implica un’affermazione della visione di questi Paesi che si oppongono all’Occidente e lo accusano di ipocrisia nella gestione dei conflitti. Sono infatti dalla parte di Israele molti governi occidentali. “Il genocidio – ha ad esempio sottolineato il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani – è un’altra cosa. Abbiamo detto in tutti modi che non condividiamo gli attacchi alla popolazione, continuiamo ad invitare Israele a non superare i limiti della giusta reazione per sconfiggere Hamas, ma non si può dimenticare quello che è successo il 7 ottobre”.
Che i fini siano o non siano lodevoli, o che le motivazioni siano volte o meno ad indebolire la posizione dell’Occidente, credo che l’operazione del Sudafrica sia comunque coraggiosa ed efficace nella panoramica del conflitto, che di fatto rompe il silenzio dell’impunità fino ad oggi mantenuto.
La manovra ha infatti un fine diverso dall’ottenere le prove di colpevolezza di Israele: l’intenzione è quella di vedere applicate delle misure provvisorie cautelari per ordinare l’interruzione delle operazioni militari di Israele. In questo modo le decisioni del Congresso diventano realmente vincolanti.
Inoltre la sentenza può avere un grande impatto sull’opinione pubblica di tutto il mondo perché in base ad essa sarà possibile imporre o distruggere la narrazione portata avanti da Israele che giustifica l’azione militare su Gaza. Sono in gioco le relazioni di Israele con gli Stati che fino ad ora che non era stato individuato il vero “nemico” l’avevano sostenuta. Per questo a mio parere Israele si è presentata al processo e intende difendere la propria innocenza di fronte agli occhi di tutto il mondo.
In ogni caso credo sia molto importante che la manovra abbia come unico risultato la cessazione del conflitto armato e non una polarizzazione degli animi verso il sostegno della Palestina di Hamas: tutte e due le parti in causa hanno commesso atrocità e gli unici veri innocenti sono i civili di entrambe le Nazioni.