lavoro

L’argomento della sicurezza sul lavoro in Italia è, ad oggi, al centro di numerose polemiche, pur coinvolgendo direttamente la salute e la vita dei lavoratori, ancora non si riesce in alcun modo ad evitare la morte di persone innocenti nei luoghi lavorativi. Sebbene, però, negli ultimi anni siano apparentemente stati compiuti sforzi significativi per migliorare le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro, tuttavia, resta ancora molto da fare per risolvere questo problema.

Innanzitutto, visualizzando i grafici dell’INAIL, si può notare come l’anno nel quale in Italia si è verificato il maggior numero di incidenti sul lavoro mortali sia stato il 2020, con un ammontare di 1270 morti. Da allora, i numeri di questo fenomeno sono andati lievemente a calare; infatti, nel 2023 i morti sul lavoro sono stati 1041, ovvero 229 in meno rispetto all’anno post-pandemia. Ad oggi, invece, nel 2024 i casi mortali di incidenti sul lavoro sono stati 119, numero che, nel 2020 nello stesso periodo, saliva fino ai 223 casi di morte. Quindi, è vero che in Italia non vi sono abbastanza misure per limitare questo problema, oppure, vedendo anche l’andamento dei grafici, si sta, in qualche modo, cercando di attutire il fenomeno?

Sicuramente, è bene specificare come, anche se in minor quantità, qualsiasi tipo di morte sul lavoro deve essere condannata e non dovrebbe nemmeno avvenire; purtroppo per i lavoratori, però, la probabilità che neanche un episodio del genere avvenga durante l’arco di un anno intero è molto bassa. Dunque, anche se questo numero non potrà, probabilmente, mai essere portato allo zero, il compito di chiunque, e dello Stato soprattutto, è quello di portare questa soglia ad una cifra la più bassa possibile.

Facendo sempre riferimento ai dati raccolti dall’INAIL, si può dire che l’Italia abbia, seppur in modo molto lieve, già intrapreso una strada per garantire la sicurezza sul lavoro; negli anni ’60, infatti, nel nostro Paese si contavano circa 4600 morti in luogo di lavoro, poiché gli orari e le misure di sicurezza vigenti all’interno delle varie fabbriche erano a dir poco disumani. Grazie, però, a varie associazioni, su tutte la CGIL, i sindacati di lavoratori hanno iniziato man mano ad alzare la voce riguardo queste terribili condizioni, a tal punto che, nel 1970, venne creato lo “Statuto dei Lavoratori”, ovvero la prima vera legge che introdusse quello che era il rapporto fra datore di lavoro e lavoratore. Grazie alle nuove leggi che, poi, verranno emanate negli anni a seguire, in Italia si raggiungeranno ad oggi i numeri esposti in precedenza, anche se ci saranno ancora casi nei quali i lavoratori sono costretti a lavorare in condizioni non a norma per portare a casa salari oggettivamente molto bassi.

Cosa si potrebbe fare, dunque, per evitare che si verifichino altre morti?

Un primo passo che si potrebbe, e, in realtà, si dovrebbe compiere consisterebbe, probabilmente, nel controllo più rigoroso da parte delle istituzioni competenti sull’idoneità che un ambiente lavorativo deve rispettare per essere definito come tale. Nel caso in cui ciò non fosse presente, il datore di lavoro dovrà immediatamente provvedere alla messa in sicurezza del luogo, e, nel caso di orari estenuanti, alla revisione del contratto che lo lega ai lavoratori.

In conclusione, pur riconoscendo i progressi compiuti, ritengo che la sicurezza sul lavoro in Italia richieda un impegno continuo e coordinato da parte di tutti gli attori coinvolti. Solo attraverso un approccio collaborativo e una volontà comune di fare del benessere dei lavoratori una priorità assoluta, possiamo sperare di ridurre ulteriormente il numero di morti e incidenti sul lavoro nel nostro Paese.

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