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Se in Italia un dipendente riceve in media 22.839 e lo stipendio medio di un uomo è di 26.227 euro, ne deriva che lo stipendio medio di una donna è di 18.305 euro. È evidente che il guadagno medio di una donna è inferiore di quasi ottomila euro a quello dell’uomo. Le cause di questa disparità salariale sono molte, a partire dalla discriminazione di genere, fino ad arrivare alla differenza nell’ambito dei settori di lavoro e delle ore lavorate retribuite.Si aggiunga che storicamente sono stati individuati dei lavori femminili distinti da quelli maschili e questi ultimi sono tuttavia preferibili, rispetto al prototipo di lavoro femminile, come quello dei servizi domestici, caratterizzati da salari relativamente bassi. Siccome le scelte educative che distinguono ogni futuro vengono fatte in un’età giovanile, le adolescenti smettono di sognare determinate carriere, perché si credono troppo poco intelligenti rispetto ai coetanei maschi e quindi prendono direzioni lavorative “più idonee”alle donne. Alcuni  ritengono che gli uomini studino di più e che per questo facciano lavori meglio retribuiti, quindi tutta la dedizione impiegata per lo studio si traduce in un guadagno più elevato, rispetto a quello delle donne. Ma dei dati dimostrano che in Italia le laureate sono il 53 per cento, mentre i laureati sono il 47 per cento. Però bisogna tener conto anche di un altro fattore, ovvero il tipo di disciplina scelto dai due sessi, la percentuale di laureati maschi in ambiti scientifici, dove c’è maggiore possibilità di lavoro, arriva al 70 per cento, mentre le donne tendono a preferire le discipline umanistiche, che hanno meno possibilità di carriera. “Spesso le donne lavorano part-time, è per questo che guadagnano meno”: molte persone possono giustificare questa differenza salariale, per le ore minori svolte dal sesso femminile. Però il divario salariale tra uomini e donne si calcola su base oraria lorda. Lavorare meno ore a settimana significa portare meno soldi a casa a fine mese, non guadagnare meno soldi ogni ora, che invece è ciò che si verifica per le donne. Inoltre il lavoro a tempo parziale per le donne non è sempre una scelta spontanea, ma deriva dalla necessità di prendersi cura dei familiari.  Perciò per ridurre questo divario servirebbe l’adozione di politiche di congedo parentale retribuito, disponibili sia per uomini che per donne. In questo modo anche le donne che fanno meno ore, per esempio a causa della nascita del proprio figlio, possono rimanere nel mondo del lavoro.  Un’altra strategia che si può attuare, è quella di organizzare azioni di sensibilizzazione verso il superamento dei pregiudizi culturali, affinché le donne non si sentano inferiori e siano le prime responsabili delle decisioni che riguardano il loro futuro

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