I giovani sono fortemente influenzati dalle immagini che vedono sui social media, dove spesso vengono promosse versioni “perfette” del corpo e del volto. Celebrità, influencer e persone comuni pubblicano costantemente foto ritoccate, creando aspettative irrealistiche sull’aspetto. La paranoia di avere tratti fisici imperfetti cresce, insieme alla pressione per aderire a determinati standard di bellezza e per migliorare la propria autostima; ricorrere alla chirurgia estetica pubblicizzata sui social, e dunque sempre più normalizzata nella società moderna, diventa una facile soluzione. Non più vista come qualcosa di esclusivo per le celebrità o per chi ha enormi risorse economiche, viene percepita come una scelta disponibile per chiunque desideri apportare modifiche al proprio corpo. Nella propaganda, però, non vengono mai mostrati i lati negativi della chirurgia plastica, perciò molti sottovalutano i rischi e non si preoccupano di fare approfondite ricerche riguardanti gli aspetti legali di uno studio: il recente tragico caso di Margaret Spada, 22enne deceduta a causa di un intervento di rinoplastica parziale, lo dimostra. La giovane si è rivolta ad un centro estetico romano, grazie alle pubblicità e alle recensioni su Tik Tok. In un’autocertificazione del 2009, il titolare dello studio aveva precisato che in quel luogo si sarebbero svolte solo “visite pre operatorie e controlli post intervento”, dunque nessuna chirurgia che richiedesse anestesia. Dalle autopsie svolte, è emerso che proprio l’anestetizzazione è stata la causa dell’arresto cardiocircolatorio che ha portato la ragazza in coma. Al suo arrivo all’ospedale Sant’Eugenio, ha subito un secondo attacco cardiaco, che le è stato fatale. Dobbiamo imparare ad apprezzarci per come siamo nella realtà: il nostro viso e quelli che ci circondano sono una combinazione di generazioni che si sono amate e non solo per il loro aspetto.
