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Patriarcato. Un tema discusso, dibattuto, scomodo, ma anche diventato moda, reso insopportabile e saccente. Insomma, questo clima di tensione, creato da sostenitori della causa femminista e screditatori della stessa, ha creato un po’ di confusione riguardo a questo argomento, spesso trattato come un tabù, imbarazzante e da sussurrare, ma in altri contesti, come il 25 Novembre, da gridare a piena voce, a cui attribuire la colpa di tutti i problemi, le disuguaglianze, le discriminazioni, gli abusi, le violenze, i seguenti silenzi, i segnali sottintesi d’aiuto, la presa di coraggio e la denuncia, l’ingiustizia di non essere ascoltate, tutelate e difese e poi, infine e nei casi più estremi, l’uccisione. 

 

Patriarcato. Il vocabolario lo definisce come un tipo di organizzazione familiare in cui i figli diventano proprietà del padre. Il termine è contrapposto a “matriarcato”. 

In Italia la potestà patriarcale è stata abolita e sostituita con la potestà genitoriale nel 1975. Questa data ha sancito una parità, almeno di fronte alla legge, di tutte le pratiche che avvenivano e avvengono in un nucleo familiare, non solo quelle riguardanti i figli, ma anche economiche e decisionali. Le madri e le figlie hanno smesso di essere proprietà, oggetto, appartenenza di un uomo.

 

Dopo queste precisazioni, si può dire che oggi c’è ancora il patriarcato? No, o almeno non nel senso stretto della parola. Oggi con “patriarcato” si intendono tutte quelle azioni che vanno contro le donne per il fatto di essere donne. Forse si dovrebbe trovare un termine più pertinente, oppure ampliare la definizione. Fatto sta che la disparità è sotto gli occhi di tutti, solo che molti non riescono a vederla, anche se la osservano ogni giorno in ogni contesto. Il patriarcato di una volta era tangibile, più facile da vedere; quello di oggi è subdolo e codardo. Esistono tanti nuovi meccanismi di repressione e subordinazione forzata nella nostra società: revenge porn, mensplaining, colpevolizzazione della vittima ecc.

 

Ma, quindi, qual è la causa di tutte queste prevaricazioni? A mio parere la mancata tutela da parte dello Stato. O meglio, il disinteresse di quest’ultimo nel prendere provvedimenti significativi. Di sicuro non possiamo lamentarci se prendiamo come metro di paragone stati governati da regimi autoritari quali l’Afghanistan o l’Iran, dichiaratamente misogini. Concentrandoci sull’Italia, però, si percepisce un generale menefreghismo nascosto da una finta preoccupazione per il problema, preoccupazione che guarda caso viene fuori solo nei giorni significativi della battaglia femminista, con bei discorsi fatti con l’obiettivo di abbindolare e racimolare voti. Trovo questa mancanza di impegno grave, ancora di più se teniamo presente che attualmente governo e opposizione sono presieduti da donne. Facciamo un esempio concreto e parliamo di disuguaglianza salariale. La colpa di questo grandissimo e gravissimo problema è attribuita esclusivamente agli imprenditori e ai detentori di aziende. Qualche tempo fa era stata condannata giuridicamente e socialmente Elisabetta Franchi, imprenditrice e stilista italiana, per aver affermato di “assumere donne solo over 40”. L’opinione pubblica l’aveva seppellita di insulti e rimproveri. Come poteva una frase così maschilista essere pronunciata proprio da una donna? Non c’è solidarietà femminile? Oppure è la Franchi ad essere una cattiva persona? Secondo me la vera domanda da porsi era se fosse davvero colpa della Franchi. Come dice il cognome, è stata molto “franca” e avventata a fare un’affermazione di questo tipo sapendo che è pieno di perbenisti e demagoghi, muniti di grandi parole politicamente corrette, pronti a condannarla. Ma dietro al problema del gender gap salary non possono e non devono esserci solo gli imprenditori, che giustamente devono anteporre l’andamento della loro attività, ma una serie di norme e tutele che renda favorevole assumere le donne e che, quindi, garantisca loro un’assunzione e uno stipendio al pari di quelli maschili. 

 

Questo è, come detto precedentemente, un solo esempio di come lo Stato “scarichi” la colpa e non faccia nulla per risolvere le disparità, sintomo del vecchio patriarcato, quello evidente ed etimologicamente corretto.

 

 

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