Chiodi, blackout, cavi tranciati e rotaie rotte. Sempre negli orari più frequentati. Casualità o azioni organizzate?
Il periodo nero del trasporto ferroviario è iniziato ad ottobre a causa di un chiodo che, piantato erroneamente dall’operaio di un cantiere, aveva tranciato alcuni cavi elettrici. Successivamente, nel giro di pochi mesi, si sono susseguite numerose notizie sui ritardi causati da guasti elettrici, danneggiamenti a binari e cabine e scambi divelti, non causati dai lavoratori dei numerosi cantieri che costellano la rete delle ferrovie italiane. Nei mesi di novembre e dicembre, successivi al sopracitato “caso del chiodo”, si sono registrati piccoli episodi che hanno avuto come conseguenza lo slittamento o la cancellazione di diverse corse, ma la situazione è precipitata tra l’11 e il 15 gennaio.
Sabato 11, Milano: tra le sette e le otto del mattino due treni sono costretti a fermarsi, il primo per disalimentazione a causa della rottura di un cavo, il secondo per pantografo danneggiato. Bloccano la circolazione tra Milano Centrale e Milano Lambrate, che verrà completamente ristabilita solo alle quindici.
Lunedì 13, tratta Roma-Napoli: alle sette del mattino viene registrato un danno a un deviatoio ripristinato completamente solo in nottata.
Martedì 14, tratta Firenze-Roma: rottura della rotaia che causa forti ritardi anche ai treni regionali.
Martedì 14, Roma: un mega-blackout blocca la stazione di Roma Termini fra le sei e le sette di sera, generando lunghi ritardi e la soppressione della fermata in stazione di molti treni.
Mercoledì 15, Roma: alle cinque del mattino è stata registrata una forte disalimentazione del deposito di manutenzione, risolta in due ore e ripresentatasi subito dopo.
Questi gli episodi citati da Ferrovie dello Stato che, poche ore dopo l’ultimo danneggiamento, ha presentato un esposto alla Digos di Roma. Come si legge nella nota, oltre ad essere stati causa di grosse ripercussioni sul trasporto pubblico a partire da ritardi fino alla cancellazione di numerose partenze, gli eventi portati all’attenzione delle autorità avrebbero avuto anche impatti negativi sociali, economici e politici per il gruppo Fs. La scelta di interpellare la Procura, che ha già aperto un’indagine, è stata concordata dall’ad di Ferrovie dello Stato, Stefano Donnarumma, con il ministro Matteo Salvini e il gruppo ha già l’appoggio del Ministero dei Trasporti e del partito della Lega. Secondo la denuncia, il susseguirsi di manomissioni sarebbe un disegno volto a colpire l’azienda, frutto di un’azione interna o esterna, che scaturirebbe dalle gare per gli appalti che sono in corso in questo periodo. Il governo dà la colpa alla precedente gestione di sinistra mentre le opposizioni, che ricordano loro di essere alla guida dello Stato già da due anni e mezzo, accusano il Ministro dei trasporti di aver trascurato le reti italiane e di aver concentrato la sua attenzione su altri progetti, quali ad esempio il famoso ponte sullo Stretto di Messina. Salvini avrebbe proposto, infatti, di dirottare 1,5 miliardi dei 24 concessi alle Ferrovie Italiane con il PNRR ai lavori per il ponte.
I problemi delle ferrovie, però non nascono solamente da una gestione disorganizzata e disattenta da parte di chi di dovere, ma anche dall’arretratezza delle linee. Già ben prima del chiodo del 2 ottobre, nel periodo estivo, si erano registrati centinaia di ritardi che avevano rallentato partenze e ritorni dalle ferie per i turisti e i cittadini della penisola, anche se sono nulla in confronto ai dati registrati negli ultimi tre mesi. L’azienda Trenitalia si era difesa imputando i ritardi principalmente all’arretratezza delle linee e ai disagi meteorologici sostenendo che quelli di cui erano responsabili erano solo il 5%. Tuttavia avrebbero speso solamente 10 dei 24 miliardi loro concessi dal PNRR per l’ammodernamento da completare entro agosto 2026 e che andrebbero spesi il prima possibile.
La rete italiana, per meno di metà a doppio binario, è fortemente sovraccarica e non riesce a reggere i ritmi imposti dal numero di passeggeri che ogni giorno hanno bisogno di spostarsi in treno. Inoltre, i numerosissimi cantieri che sono disseminati su tutti i percorsi che attraversano lo Stato e dovrebbero agevolare gli spostamenti, sono troppi e finiscono per rallentarla. Il problema alla base dei ritardi della circolazione non è solamente scaturito da azioni volte a danneggiarla per fini politici, ma risulta essere soprattutto un problema strutturale poiché le nostre ferrovie non sono in grado di sostenere la richiesta. Bisognerebbe arrivare a una soluzione il più velocemente possibile perché la situazione sta diventando insostenibile. Le attenzioni del governo, del ministero dei trasporti in particolare, dovrebbero concentrarsi sul vigilare che i soldi vengano spesi, i cantieri chiusi e i treni riprendano una circolazione puntuale e in grado di soddisfare le necessità dei cittadini piuttosto che perdere tempo a rispondere alle contestazioni politiche mosse dall’opposizione o dirottare la propria attenzione e i propri investimenti su progetti non necessari al celere funzionamento delle reti italiane.