La startup francese King Colis ha proposto un nuovo modo di fare acquisti; infatti, i clienti possono comprare pacchi comprati online dispersi e/o non reclamati, senza conoscere il contenuto. In questo modo, una persona potrebbe guadagnarci, qualora il pacco acquistato si rivelasse costoso.
Il commercio online riguarda, ormai, quasi tutto: indumenti, alimenti, trucchi, medicine, ecc… Con l’evoluzione tecnologica, infatti, l’uomo non ha nemmeno più bisogno di uscire per comprare ciò di cui ha bisogno; a causa della diffusione dello shopping online, non solo i piccoli negozi gestiti da liberi professionisti (da molto tempo “in via d’estinzione”), ma anche le catene all’interno dei centri commerciali stanno vivendo un periodo di crisi. Difatti, i centri commerciali sembrano sempre più vuoti. La possibilità di commerciare online rappresenta sicuramente uno dei più grandi prodotti del progresso tecnologico che caratterizza la nostra epoca. Comodamente, dal nostro telefono, è possibile acquistare i più svariati prodotti; si possono, quindi, immaginare i benefici di questa invenzione. Lo shopping online, infatti, garantisce maggiore comodità per chi non ama correre da un negozio all’altro per trovare il prodotto desiderato, maggiore versatilità per chi non ha tanto tempo da spendere sugli acquisti e un’ottima soluzione per gli acquisti all’ultimo secondo. Tuttavia, l’e-commerce non è soltanto un simbolo di progresso tecnologico; sotto altri punti di vista, infatti, esso rappresenta l’ennesimo punto di partenza per il regresso sociale.
La diffusione e l’affermazione sempre più dominante dell’e-commerce, con il conseguente fallimento delle piccole e medie attività, marca in modo più rilevante le gerarchie sociali e le differenze tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo e/o appartenenti al Terzo mondo. Lo sviluppo dell’e-commerce, infatti, permette ai proprietari delle grandi aziende di arricchirsi esponenzialmente, mentre i piccoli e medi imprenditori faticheranno a sopravvivere. Pertanto, la scalata sociale diventerebbe più difficile.
Questo non è certamente un incitamento all’uguaglianza economica di matrice comunista poiché è normale, in una società, avere fette di popolazione più ricche e altre meno. L’intento è, invece, evitare la presenza di un’élite di persone facoltose e una grossa fetta di persone povere, a cui non sono garantiti in mezzi per migliorare la propria condizione sociale.
In conclusione, l’e-commerce è sicuramente un prodotto del rapido sviluppo tecnologico dei nostri tempi; tuttavia, esso favorisce anche il regresso sociale. Gli immigrati provenienti da Paesi più poveri, infatti, faranno molta fatica ad aprire un negozio per migliorare la propria condizione, in quanto le persone tendono ormai a fare la gran parte degli acquisti online e nelle grandi catene. Dunque, la situazione a seguito della diffusione del commercio online non è drastica, ma sarebbe necessario iniziare a tutelare maggiormente i piccoli e medi proprietari di negozi fisici, particolarmente affetti dall’affermazione dell’e-commerce.