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In Italia gli acquisti online hanno superato i 54 miliardi di euro solo nel 2023, un dato allarmante, che sicuramente non ci aspettavamo da un mercato digitale in sviluppo, ma che, a pensarci, si è creato solo pochi anni fa. 

Viviamo nell’era del consumismo, dove un vestito viene comprato, messo una volta e buttato, poiché non è più alla moda. 

Non dovremmo stupirci se un sito online che vende prodotti a basso prezzo viene preferito a un piccolo negozio artigianale. 

Il comprare online alla popolazione fa comodo per diverse ragioni:

i prodotti arrivano in poco tempo a casa; non ci sono sforzi di andare e ritirare l’acquisto; si ha una grande scelta rispetto ai negozi fisici; 

Se si parla ad esempio di fast-fashion la situazione si complica, poiché dietro all’acquisto vi è anche una mancata consapevolezza di ciò che si sta comprando, dello sfruttamento delle persone e di qualità bassissime, con materiali anche dannosi per la salute. 

Molteplici sono le aziende online nate nell’ultimo periodo, le quali si basano sul vendere oggetti di poca qualità a basso prezzo. 

A ciò però vengono in soccorso altrettanti siti online che si basano sulla rivendita di oggetti usati in buone condizioni, dei negozi dell’usato digitali. Oltre a questi esistono vere e proprie organizzazioni che, attraverso eventi e fiere, rivendono prodotti mai ritirati o dispersi, sotto forma di mistery-box. 

Poco tempo fa ad esempio, a Milano si è tenuto uno di questi eventi di rivendita, organizzato dall’azienda francese King Colis, che ha portato alla vendita di 12 tonnellate di pacchi smarriti. 

Se da un lato stanno nascendo molte alternative per ridurre lo spreco e lo shopping incontrollato e inconsapevole, dall’altro le persone stanno dimenticando il vero significato di comprare. 

Quanto è bello acquistare un jeans di qualità, percepire il tessuto, provarlo direttamente, sapere che proviene da aziende di moda sicure. 

Così come acquistare un mobile per la casa vedendolo in negozio, toccando il legno e avendo la convinzione che non sia fatto di plastica. 

Sensazioni che si possono sentire solo in negozi concreti solitamente piccoli, poiché le grandi multinazionali low-cost non si possono definire sostenibili. 

La società di oggi dovrebbe capire che l’obiettivo non è spendere senza misura per avere di tutto, ma scegliere minuziosamente ciò che si sta comprando e sapere che quello che noi abbiamo è unico. 

 

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