«Solo le tragedie più gravi vincono l’indifferenza, alzando l’attenzione per
qualche giorno. Ma poi nulla cambia. I politici “vivono su un altro pianeta”,
mentre i sindacati sono stati messi ai margini, o si sono appiattiti sulle posizioni
di governo». Così si scaglia la giornalista Rosita Rijitano contro il velo di
incoscienza che il Governo, e l’intero Paese, stringe a sé. Primo fra tutti, per
ordine e per importanza, è il Governo non ha attuato alcuna riforma seria che
vada a proteggere i lavoratori. Nulla è mutato, le morti si susseguono e il lavoro
diventa un diritto insicuro e un dovere pericoloso. Come molti hanno detto, non
si tratta più di morti sul lavoro, ma di morti di lavoro. Siamo giunti ad un punto
in cui gli stessi incarichi che assumiamo prevedono un danno certo, e non più
un rischio scontato. E di questo non si cura nemmeno il secondo soggetto, ossia
l’intero Paese: la morte è quotidiana nella nostra realtà; intorno a lei non aleggia
più quel misticismo e quel terrore che urticava chiunque, ma adesso è una
banalità che dimentichiamo con superficialità. La morte è cosa comune se non
è la morte che può coinvolgerci: non tutte lo fanno, non tutte ci sconvolgono.
Le morti dei lavoratori consistono in scalpore, dolore, indignazione,
dimenticanza e oblio, e tutti sono pronti a passare oltre con la coscienza pulita.
Che questo sia un torto dell’uomo o dell’incoscienza stessa, la tolleranza per le
morti lavorative è quasi esaurita. Solo quest’anno sono quasi 700 le morti per le
quali è stata fatta denuncia all’INAIL, e addirittura 400’000 le denunce generali.
Il lavoro non è mai stato l’ideale di ozio o di piacere, né di rilassatezza però
oggi vive di individualismo e compartimentazione. I lavoratori vengono spesso
associati a pedine perché oggi non ricevono considerazione e lavorano
solitariamente. Non vengono più promosse le azioni collettive ma soccombono
a favore di un complesso sistema scandito di singoli e irrilevanti pedine. Il
lavoro è un chiodo comune, una parte inesonarabile di noi: non può mancare di
attenzione.
Morti da dimenticare
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