La frequenza delle “morti bianche” in Italia è un fenomeno tragico e obbliga non solo il Governo, ma l’intera società civile a prendere posizione e a trovare delle soluzioni. Fa perciò bene Francesco Marinari, blogger di Quotidiano Nazionale, a sollevare tale questione.
Innanzitutto, il termine “morti bianche” si riferisce alle vittime di incidenti sul lavoro, e il suo uso serve a sottolineare l’assenza di una “mano responsabile” in modo diretto. Inoltre, è importante fare in modo che il numero di questi incidenti diminuisca poiché possono avere gravi conseguenze per le famiglie e le aziende coinvolte.
I dati forniti dall’Inail nel 2023, che ha registrato 657 morti su un totale di 383.000 denunce per infortuni sul lavoro, sono allarmanti. Questo indica che il problema delle morti sul lavoro è ancora estremamente rilevante in Italia e che bisogna agire diversamente per rendere più sicuri i posti sul lavoro e per sensibilizzare maggiormente i lavoratori riguardo la previdenza. Le cause di questi incidenti possono variare, ma spesso sono legate a fattori come la mancanza di formazione, il mancato rispetto delle norme di sicurezza, la scarsa manutenzione delle attrezzature e una superficialità aziendale che non mette la sicurezza dei lavoratori al primo posto.
Per affrontare questo problema, è necessario un impegno da parte delle autorità, delle aziende e dei lavoratori stessi. Il governo deve garantire l’applicazione delle norme di sicurezza, aumentando le ispezioni per individuare e correggere i rischi. Tuttavia, sono le aziende che devono investire nella formazione dei dipendenti e nella manutenzione delle attrezzature per garantire un ambiente di lavoro sicuro. I lavoratori, d’altra parte, devono essere consapevoli dei loro doveri e responsabilità riguardo la sicurezza sul lavoro.
Purtroppo, non solo capita che vadano incontro alla morte sul luogo di lavoro i dipendenti delle aziende, ma è successo e continua a succedere, seppur raramente, che si infortunino o persino muoiano ragazzi giovani durante il loro periodo di stage. Un esempio che ha suscitato molto scalpore e che ha scosso l’intero Paese è la morte di Lorenzo Parelli, lo studente morto a soli 18 anni durante il suo ultimo giorno di stage, in un progetto di alternanza scuola-lavoro, per essere stato colpito al capo da una putrella d’acciaio.
È bene dunque che si lavori a riguardo affinché tragedie di questo tipo avvengano sempre meno nei luoghi di lavoro.
Una piaga ormai trascurata
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