Con il termine “patriarcato”, radicato profondamente nel nostro linguaggio nonchè nella nostra cultura, intendiamo un sistema sociale politico e culturale nel quale il potere predominante è detenuto dai soli individui di sesso maschile, sia a livello pubblico che privato. Dire, appunto, che esso è profondamente radicato nella nostra cultura non è certo da considerare un’esagerazione, tenendo in considerazione le sue antichissime origini, che hanno successivamente plasmato, secolo dopo secolo, tutta la storia del nostro paese.
Nato, potremmo dire, prima ancora delle prime civiltà, il patriarcato si è subito affermato come sistema sociale ufficiale dei primi insediamenti, giustificandosi come risultato della “naturale prevalenza”degli uomini sulle donne in quanto a aggressività e forza fisica .
Successivamente alla sua nascita questo sistema non ha mai cessato di essere in vigore: dall’epoca dell’ Impero Romano fino al 1900, si è distinto per la sua incredibile abilità nello sminuire, quasi cancellare completamente, la componente razionale della donna, per rappresentare solamente quella componente più fisica, utile per l’aumento demografico. Avere tanti figli, questo era l’unico “merito” che si poteva riconoscere ad una donna ad esempio durante il ventennio fascista.
Ma ecco che arriviamo finalmente ai nostri giorni, giorni in cui non si fa che predicare una grande uguaglianza di genere e pari opportunità, nonché una tanto agognata e finalmente raggiunta abolizione del sistema patriarcale. Ma è davvero così?
Sfortunatamente no, anzi, oggi esso ha raggiunto una nuova e ancor più drammatica forma di espressione: la violenza di genere.
Innumerevoli sono infatti i casi di femminicidio che si sono perpetrati a pochissima distanza l’uno dall’altro nel corso del 2024. Moltissime, e soprattutto diversissime, sono le dinamiche dietro a questi mostruosi crimini, ma una è particolarmente diffusa: la gelosia, come possiamo comprendere analizzando il clamoroso caso di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato per il semplice fatto di aver deciso di riprendere in mano la propria vita a seguito di una relazione tossica, cosa che ha scatenato nell’assassino un morboso desiderio di controllo, dal quale è accaduto ciò che tutti sappiamo.
I casi come questo sono tutt’ oggi ciò che di più drammatico avviene nel nostro paese, ma sarebbe un errore pensare che siano le uniche dimostrazioni del patriarcato. La violenza di genere, difatti, occupa anche una sfera molto più tangibile a tutti noi rispetto a quella descritta in precedenza: quella della vita di tutti i giorni. Non è raro trovare casi di stalking, o anche più semplicemente di battute sessiste tra gruppi di ragazzi, disuguaglianze salariali in ambito lavorativo. Sono proprio queste ultime cose che rendono il patriarcato così pericoloso oggi: così radicato nella cultura e nella quotidianità, da diventare quasi invisibile agli occhi di molti e molte, che iniziano a ritenerlo “normale”.
Concludo infine affermando che questo sistema non è immortale, anzi, basterebbe ben poco per farlo crollare. Basterebbe che tutti insieme, uomini e donne, prendessimo posizione e ci rendessimo conto di essere tutti uguali in quanto esseri umani. Noi donne, in particolare, questo lo dobbiamo a tutte le nostre sorelle morte sotto i colpi del patriarcato, ma lo dobbiamo anche e soprattutto a noi stesse.
Marina