Il patriarca è una figura del nucleo familiare ricorrente in tutte le testimonianze storiche giunte fino a noi e il suo ruolo era, senza ombra di dubbio, quello di maggior rilievo nella famiglia poiché aveva la piena autorità su tutti i discendenti. Ne troviamo traccia nei testi sacri della Bibbia e del Corano, ma anche in altre fonti, quali, ad esempio, scritti greci e latini, riflessi di società antiche in cui il potere maschile era assoluto. Dai testi latini, per esempio, si evince la forte autorità del pater familias, il custode degli antenati, delle tradizioni e del patrimonio, a cui sottostavano tutti i membri della familia. Questa figura si è evoluta ed oggi la ritroviamo soprattutto in campo religioso: per la Chiesa Cristiana Cattolica è un titolo onorifico, per quella Ortodossa è la prima carica in ordine di importanza.
Dal termine patriarca è derivato quello di patriarcato, sempre sulla bocca di tutti, usato talvolta anche in modo ironico, che descrive l’organizzazione familiare a discendenza patriarcale, in cui cioè il nome, i diritti e la potestà appartengono al padre, che la trasmette al discendente più diretto e vicino nella linea maschile. (Enciclopedia Treccani) Al contrario dei patriarchi, il termine patriarcato non è usato solamente in riferimento alla religione, bensì è riferito a molti aspetti della nostra società.
Quando pensiamo al patriarcato, le nostre menti volgono sicuramente a tutte le tristi notizie che ci arrivano dai Paesi guidati dagli estremisti islamici, dove la vita delle donne è molto limitata e qualsiasi violazione della legge religiosa è severamente punita. Potremmo pensare quindi che si tratti di un fenomeno lontano chilometri e chilometri da noi, eppure non è così. Il patriarcato, continua Treccani, è un complesso di radicati, e sempre infondati, pregiudizi sociali e culturali che determinano manifestazioni e atteggiamenti di prevaricazione, spesso violenta, messi in atto dagli uomini verso le donne. Ci basta solamente accendere un telegiornale o entrare in un’edicola ed acquistare un qualunque quotidiano per trovare le manifestazioni di questa definizione nella nostra società. Sono numerosi gli articoli che ci parlano di donne che subiscono abusi, molestie o che addirittura vengono uccise per il semplice motivo di essere donne, come se essere nate con il cromosoma X costituisse una giustificazione per subire questo tipo di violenze.
Come ogni anno, in occasione del 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sono stati pubblicati i dati sui femminicidi dell’anno: in Italia sono state uccise 99 donne, una ogni tre giorni. Sebbene lievemente più basso rispetto al 2023, è un numero estremamente spaventoso che disegna un tetro ritratto della nostra società. Diversi rappresentanti delle nostre istituzioni hanno recentemente affermato che ciò è un riflesso dell’eccessiva presenza di immigrati, ma le statistiche dimostrano che non è così: il 75% degli assassini ha origini italiane. Se ne deduce che i pregiudizi non siano un frutto della commistione culturale che si sta verificando nel nostro Paese, ma che siano profondamente radicati nelle nostre menti. In Italia permangono forti stereotipi di genere che continuano a influenzare la vita delle donne. Per esempio, il nostro Stato è agli ultimi posti in Europa nel tasso di occupazione femminile poiché è ancora presente una forte suddivisione dei ruoli tra i coniugi in famiglia.
Le statistiche evidenziano e richiamano la nostra attenzione su quanto sia importante invertire la rotta: il mondo è andato avanti, non ha senso rimanere radicati in idee nate in passato. Farlo, però, non è una semplice missione perché è pressoché impossibile cambiare secoli e secoli di convinzioni e sicuramente non è sufficiente ricordarsi di questo problema una volta all’anno o cercare di ignorarlo perché non ci ha mai riguardato in prima persona.
Tale transizione è necessaria, se il nostro Paese vuole rimanere aperto al futuro e garantirne uno dignitoso ai noi giovani, lo sforzo deve essere comune e nessuno se ne deve tirare fuori. Il cambiamento nasce da tante piccole azioni quotidiane e non ha bisogno di gesti di particolare rilievo: basta assumere un atteggiamento diverso che con il tempo riuscirà a sradicare veramente l’idea di patriarcato. Se prestassimo maggiore attenzione alle espressioni che utilizziamo nel linguaggio colloquiale, alle motivazioni delle nostre scelte e a ciò che determina le nostre azioni, ci accorgeremmo che molti dei pregiudizi e degli stereotipi sono ancora dentro di noi. Sta a noi eliminarli e modificare la società.