Giovedì 23 gennaio Donald Trump ha parlato al Forum di Davos in collegamento
dagli Stati Uniti, tenendo così il suo primo importante discorso al mondo dal secondo
mandato.
Nel discorso ha spiegato chiaramente quali saranno i punti della sua agenda, primo
tra tutti la politica protezionistica. Minaccia di dazi i paesi dell’America latina, la Cina
e soprattutto l’Europa, con l’obiettivo (non dichiarato ma palese) di separare l’Ue
puntando sulle relazioni dirette con i singoli Stati.
Il messaggio che ha lanciato al mondo, e in particolare all’UE, è chiaro: le aziende
devono produrre in America, se non lo faranno, dovranno pagare i dazi.
Ha criticato l’Europa, accusandola di trattare male gli USA, in particolare per le tasse
imposte alle grandi aziende tecnologiche come Apple e Google. Ha inoltre
annunciato che vuole ridurre il deficit commerciale con l’UE, lamentandosi che gli
Europei vendono molti prodotti negli USA ma comprano poco dagli Americani.
La verità è che Trump teme l’Ue perché la vede come un rivale.
Quindi elogia i singoli primi ministri, come la premier italiana Giorgia Meloni o
l’ungherese Orban, nella speranza di trattare direttamente con loro, scardinando così
la coesione europea dall’interno.
Trump ha anche dichiarato di voler incontrare Putin per trovare un accordo di pace,
affermando che l’Ucraina sarebbe disposta a trattare, ma manca la volontà della
Russia. Ecco perché dal palco di Davos ha fatto pressioni sull’Opec (organizzazione
dei Paesi esportatori di petrolio) affinché venga abbassato il prezzo di vendita del
petrolio, così da mettere alle strette Putin e fare crollare l’economia della Russia,
ponendo fine alla guerra Russia-Ucraina. Le pressioni potrebbero andare a buon
fine: ricordiamo che il principe saudita Mohammed bin Salman ha bisogno di
Washington per difendersi dall’Iran (con il quale Trump ha dichiarato di volere un
accordo).
Quando all’Italia, Trump spinge il nostro governo a prendere una posizione:
accettare un accordo diretto con gli Usa, rischiando conflitti interni all’Ue, oppure
rimanere uniti con l’Ue, ma ad un prezzo salato.
A parer mio, l’Italia dovrebbe prendere la seconda posizione. I paesi dell’area euro
dovrebbero rimanere compatti e non creare ulteriori, inutili divisioni.