In una scuola due ragazze hanno scelto di indossare l’hijab, decisione che ha sollevato polemiche da parte di alcuni professori e del dirigente scolastico. Questi ultimi hanno espresso preoccupazione per il fatto che, coprendo il volto, le studentesse non risultano immediatamente riconoscibili, aspetto ritenuto fondamentale per garantire la sicurezza e l’ordine all’interno dell’istituto. Tale situazione evidenzia il conflitto tra le esigenze organizzative dell’istituzione e i diritti fondamentali di libertà religiosa e di espressione individuale.
Dal punto di vista della scuola, l’identificazione immediata degli studenti rappresenta una priorità per motivi di sicurezza. Un volto parzialmente o totalmente coperto può rendere più difficile il controllo e il monitoraggio durante le attività quotidiane o in situazioni di emergenza, compromettendo la capacità del personale di garantire un ambiente sicuro. Inoltre, i docenti sostengono che la visibilità completa del volto favorisce una migliore comunicazione non verbale, elemento essenziale per instaurare un clima di fiducia e disciplina all’interno della classe. Queste ragioni, radicate nella necessità di proteggere la collettività, spingono l’istituzione a considerare misure restrittive sull’uso di determinati simboli d’identità personale.
D’altro canto, è imprescindibile tutelare il diritto di ogni individuo alla libertà religiosa e all’espressione della propria identità culturale. L’hijab, per molte ragazze, non è soltanto un capo di abbigliamento, ma un simbolo profondo di appartenenza e di fede. Impedire l’uso dell’hijab equivale a limitare la possibilità di esprimere un aspetto fondamentale della propria identità.
Una soluzione equilibrata potrebbe risiedere nell’adozione di misure alternative che garantiscano l’identificazione, senza costringere le studentesse a rinunciare a un elemento centrale della loro identità. In questo modo, la scuola potrebbe diventare un luogo in cui sicurezza e inclusione convivono, contribuendo alla formazione di cittadini consapevoli e rispettosi della diversità.