In questi giorni ha creato parecchio scalpore la notizia delle studentesse straniere, con il niquab, residenti nel comune di Monfalcone e frequentanti l’Istituto Superiore Pertini, alle quali ogni giorno viene chiesto il riconoscimento facciale prima di entrare in aula. La Preside dell’Istituto ha trovato questo compromesso al fine di agevolare l’integrazione ed evitare che, ponendo un divieto assoluto, le famiglie più estremiste potessero impedire alle ragazze di frequentare la scuola, come già accaduto ad una delle cinque studentesse. Naturalmente non hanno tardato ad arrivare le polemiche da parte dei partiti politici, che invece vorrebbero vietare l’uso del niquab e di altri indumenti che nascondano il viso, sostenendo che manca la volontà, da parte di queste famiglie, di integrarsi realmente e partecipare alla quotidianità dei luoghi che li accolgono. Forse è il caso di prendere esempio dalle azioni intraprese da questa Preside, che ha messo al primo posto l’importanza dell’istruzione per queste ragazze, soprattutto se consideriamo che ancora, in alcuni Paesi, alle donne non è concesso andare a scuola. Non si può certo pretendere che gli stranieri rinuncino alle proprie tradizioni solo perché non vengono comprese. Integrazione vuol dire creare una comunità accogliente e, nel caso della scuola, si dovrebbero mettere in atto tutte le azioni possibili per non ostacolare l’apprendimento di ognuno. Ciò che è diverso da noi non deve necessariamente essere visto come qualcosa che ci penalizza, ma al contrario può essere un’occasione che ci arricchisce, sia a livello culturale che personale. Se alla base ci fosse sempre il rispetto reciproco forse si riuscirebbe a raggiungere l’integrazione con naturalezza e armonia.
