In risposta alla proposta dell’Unione Europea di ridurre globalmente i rifiuti in plastica, per esempio vietando la vendita di sacchetti di plastica leggera (inferiori a 15 micron), si sta intensificando il dibattito sulla questione degli imballaggi nel settore ortofrutticolo. Infatti, la plastica riveste un ruolo cruciale in questo settore, basti pensare alle retine per agrumi e ai sacchetti utilizzati nei supermercati per frutta e verdura.
L’Italia ha raggiunto un tasso di riciclo degli imballaggi del 73,3% nel 2021, superando il target del 70% prefissato per il 2030 e piazzandosi al secondo posto in Europa per il riciclo pro capite. Forse anche a causa di questa posizione di leadership globale nel materiale innovativo riciclabile, nel nostro Paese sono ancora predilette le confezioni monouso. Ma questo si scontra con la proposta chiave dell’UE, che è di promuovere il riutilizzo degli imballaggi, per ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale.
Tutto ciò premesso, si delineano due posizioni contrastanti: da un lato l’UE, che propone misure nette che, se adottate, potrebbero causare danni economici significativi, mettendo a repentaglio oltre il 30% del PIL italiano danneggiando non solo le aziende di imballaggi, ma anche filiere chiave, dall’agroalimentare alla distribuzione, con impatti su migliaia di imprese e posti di lavoro. Dall’altro lato, lavoratori del settore ortofrutticolo e consumatori, che sono restii a un cambiamento così radicale. Il riuso comporta una riduzione della durata di conservazione del prodotto e un aumento dei prezzi, poiché i processi di riutilizzo sono spesso meno efficienti rispetto agli imballaggi monouso.
La questione fondamentale è: siamo disposti a pagare di più per ridurre i consumi e favorire il riutilizzo? Siamo disposti a prediligere i prodotti dei mercati locali, dove questo è già diffuso, rispetto a quelli confezionati, spesso importati?
La barriera tra riciclo e riuso non può essere così netta, considerando che un aumento dei costi alimentari in un periodo di crisi economica potrebbe compromettere il benessere dei cittadini italiani. Pertanto, riteniamo che la discussione dovrebbe ricevere una valutazione più approfondita delle implicazioni economiche e ambientali, prima di scegliere di adottare misure drastiche che potrebbero danneggiare il nostro Paese.