Nella società moderna sono sempre più diffusi l’isolamento sociale e l’alienazione da ogni connessione esterna, specialmente con la pandemia dopo COVID-19 che ha portato ad un progressivo aumento dei casi. Tra le diverse manifestazioni di questa solitudine sono riconosciuti gli hikikomori, emersi come un fenomeno particolarmente significativo in Giappone, ma ormai esteso anche in altre parti del mondo. Questo termine è stato coniato negli anni ‘90 in Giappone ed è composto dalle parole hiku che significa “tirare” e komoru “chiudersi”: significa letteralmente “stare in disparte”.
Gli hikikomori sono individui che scelgono di ritirarsi dalla società, evitano ogni tipo di interazione sociale, talvolta anche con i familiari, e si confinano nelle proprie case per lunghi periodi di tempo che possono essere mesi, ma sovente anche anni. È diffuso soprattutto nella fascia adolescenziale, più specificatamente tra i 14 e i 30 anni, ma c’è una grandissima incidenza anche negli adulti con più di 40 anni perché si tratta di una condizione che in certi casi può diventare cronica e di conseguenza perdurare per tutta la vita.
Le cause di tali comportamenti sono molteplici. Solitamente la loro scelta non è legata a una situazione economica svantaggiata, ma piuttosto a una combinazione complessa di fattori, tra cui pressioni sociali, ansia, depressione, insuccesso scolastico o lavorativo, problemi familiari e una crescente dipendenza dalla tecnologia. In un contesto culturale come quello giapponese, ad esempio, dove la pressione sociale per il successo è molto alta, gli individui possono sentirsi inferiori alle aspettative riposte su di loro, provocando così un senso di fallimento e di paura del giudizio sociale. Soffermandosi invece sul nostro Paese la causa più frequente è un disagio collettivo sociale patito per lo più da adolescenti con un carattere estremamente timido e introverso, i quali sviluppano la convinzione di stare meglio da soli e lontani da tutti. In Italia sono circa 3 milioni le persone tra i 15 e i 40 anni che soffrono di questa patologia.
Interagire con questi individui richiede un approccio molto complesso perché essi soffrono di gravi problemi di salute mentale. L’unico trattamento in grado di aiutarli è il supporto psicologico e psichiatrico che li assiste nel reintegramento nella società, dal momento che un isolamento prolungato comporta gravi conseguenze per la salute. In primo luogo vengono incrementati lo stato depressivo e il rischio di sviluppare disturbi ossessivi compulsivi, ma si impattano negativamente anche l’alimentazione e l’attività fisica che è completamente trascurata. Spesso sottovalutati sono anche i ritmi di sonno-veglia che si alterano e turbano l’organismo.
Trovare una soluzione al problema è altrettanto difficile: l’unica che è forse in grado di vincere la patologia è la creazione di una forte alleanza tra genitori e figli in modo tale da stimolare un ambiente non giudicante che porti benessere, dialogo e supporto.
In conclusione, gli hikikomori rappresentano una manifestazione dolorosa dell’isolamento sociale e dell’alienazione molto complicata da gestire. È dunque fondamentale impegnarsi collettivamente per affrontare le radici di questo problema creando un mondo in cui ognuno si possa sentire apprezzato, connesso e accettato.