Negli ultimi giorni si discute molto sul tema del Ramadan, ossia il mese in cui, secondo la fede islamica, bisogna praticare il digiuno dall’alba fino al tramonto in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto. Più nello specifico si dibatte sulla questione di introdurre nelle scuole dei provvedimenti che aiutino gli studenti islamici durante questo periodo.
Alcune scuole sembrano essere molto aperte e disponibili all’introduzione di norme che permettano agli alunni di fede islamica di poter affrontare questo periodo, conciliando il rispetto della loro pratica religiosa con le azioni che vengono svolte abitualmente, come appunto andare a scuola. Queste scuole promuovono, tuttavia, dei provvedimenti che, a volte, causano il disappunto di molti. Infatti, basti pensare al caso della scuola di Soresina, in provincia di Cremona, nella quale la preside ha inviato una circolare con informazioni sul Ramadan e linee guida, in cui invita i docenti a non consumare bevande o cibi durante questo periodo. Questa notizia ha scatenato lo scalpore dell’opinione pubblica, perché è stata vista da molti come un’imposizione dei valori religiosi anche a coloro che praticano una diversa fede.
Altri istituti, invece, sono poco propensi all’introduzione di specifiche norme per questo mese, in quanto ritengono che la laicità dello Stato debba essere tutelata. Essi credono, infatti, che poiché l’Italia è uno Stato laico, andrebbe contro la Costituzione, creare delle norme specifiche per il mese di Ramadan. Essi muovono come argomento in favore della loro tesi quello che l’Italia, come scritto nella Costituzione, promuove il principio di laicità, garantendo, comunque, la stessa tutela delle diverse religioni. Perciò, considerano inopportuno introdurre delle regole alle quali tutti gli studenti non musulmani debbano sottostare, mentre le strutture scolastiche italiane non hanno mai imposto la religione cattolica, attraverso oggetti come il crocifisso o la preghiera all’inizio della giornata, agli studenti di un’altra religione.
Ritengo necessario tutelare allo stesso modo le diverse religioni, non violando le libertà dei singoli individui. Quindi attuerei dei comportamenti in favore degli studenti musulmani, come l’esonero da attività sportive a scuola durante questo periodo oppure dalle interrogazioni o verifiche il giorno successivo all’ultimo giorno di Ramadan, che per i musulmani è estremamente importante, ma troverei poco consigliabile attuare dei comportamenti come quello della scuola in provincia di Cremona, perché questo vorrebbe dire costringere tutti a sottostare a delle norme non imposte dal proprio culto e questo non tutelerebbe per nulla la libertà dei singoli individui o la laicità imposta dalla Costituzione.