L’argomento centrale dei dibattiti politici dell’ultimo periodo è sicuramente quello dello “Ius Scholae”, una proposta di legge che ha lo scopo di riformare i procedimenti di ottenimento della cittadinanza. Infatti per la prima volta dal 1992, anno dell’emanazione della legge 91 conosciuta comunemente come “Ius Sanguinis”, ci stiamo avvicinando alla concretizzazione delle speranze e dei sogni di tutti quei cittadini che, pur risiedendo in Italia, non possiedono la cittadinanza.
Prima di trattare lo “Ius scholae”, è necessario parlare della legge che attualmente è in vigore in Italia, lo “Ius Sanguinis”. La legge italiana prevede al momento l’acquisizione della cittadinanza per discendenza. Pertanto, vengono considerati cittadini italiani coloro chesono figli di almeno un genitore italiano, oppure sono figli ignoti e nascono in Italia, oppure ancora possiedono un antenato italiano nato dal 1861 in poi. Per i cittadini stranieri, che quindi non possiedono nessuno di questi requisiti, è prevista invece la naturalizzazione: devono raggiungere 10 anni di residenza ininterrotta e regolare. I figli di genitori stranieri, nati e cresciuti regolarmente e ininterrottamente in Italia, possono invece presentare richiesta al compimento dei 18 anni ed entro il compimento dei 19.
Da molti anni si stanno cercando dei nuovi sistemi poiché questo presenta diversi problemi.
Uno di questi è che per i cittadini stranieri risulta veramente difficile ottenere la cittadinanza e durante il periodo di naturalizzazione risultano privi di tutele da parte dello Stato.
Non possono cioè votare per decidere il governo che incide senza dubbio su parte del loro futuro, attraverso leggi e visioni politiche, nonostante paghino le stesse tasse che paghiamo noi cittadini italiani. È giusto trattare in questo modo cittadini che si sentono italiani e reputano il nostro paese la loro casa?
Il secondo problema è che i discendenti degli immigrati italiani che nel corso della storia sono emigrati verso le Americhe, decidono di presentare richiesta per ottenere la cittadinanza italiana solo per godere dei vantaggi che questa offre (il passaporto italiano è tra i più potenti al mondo).
Quando tuttavia bisogna andare a votare la maggior parte di loro si astiene dal voto, per motivi che possono riguardare sia il loro effettivo interesse e sia la difficoltà di raggiungimento di un’ambasciata italiana, aumentando vertiginosamente il numero totale di astenuti.
Per questi motivi nell’ultimo periodo si è parlato dello “Ius scholae”. Secondo questa proposta di legge ottengono la cittadinanza italiana tutti coloro che si trasferiscono in Italia prima del compimento dei 12 anni e completano almeno 5 anni del ciclo di studi. Con questo provvedimento si può finalmente tutelare il futuro di tutti gli studenti considerati “stranieri”, nonostante condividano con noi la loro cultura e il loro senso di appartenenza.
Negli ultimi giorni il ministro Tajani ha presentato la proposta di legge che riunisce le due precedenti, lo “Ius Italiae”. Secondo questa proposta, potrà ottenere la cittadinanza chi nasce o arriva in Italia entro il quinto anno di età, risiede ininterrottamente sul territorio italiano e completa con successo il ciclo di studi obbligatori.
Questa proposta riuscirà a garantire delle maggiori tutele? Riuscirà a superare le due camere e diventare una nuova legge?