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Dopo la triste morte di Margaret Spada a seguito di una anestesia mal eseguita durante un’operazione di rinoplastica in Italia si è parlato molto della chirurgia estetica.

Questa morte, però, è piena di misteri e oscurità. In primo luogo il centro estetico si è scoperto non essere adeguatamente autorizzato a eseguire queste procedure chirurgiche, inoltre è venuto alla luce che la ragazza non aveva nemmeno una cartella clinica che certificasse l’esecuzione dell’intervento e non sarebbero state fatte neppure le cosiddette “domande di rito” sulle possibili allergie, una pratica standard che avrebbe potuto evitare la tragedia.

Questa “clinica” è stata trovata da Margaret tramite un annuncio di Tik Tok, e il prezzo richiesto per questo intervento ammontava a circa 3000 euro, prezzo molto conveniente considerando che le tariffe standard per le rinoplastiche variano dai 5000 ai 10000 euro. 

Ci si sarebbe dovuto chiedere quindi se questi prezzi potessero essere considerati un affare o una truffa, perché spesso, come si sa, la qualità e il risparmio non vanno d’accordo.

Tra l’altro, a seguito del caso di Margaret sono emerse molte testimonianze di altri pazienti, che hanno definito i loro interventi “esperienze drammatiche, con scarsa igiene e pagamento in nero”.

Il vero problema è stato quindi la fretta e superficialità nel raggiungere la cosiddetta perfezione, affidandosi al primo posto con recensioni apparentemente molto positive trovato su Tik Tok e ignorando completamente tutte le ambiguità.

A prescindere dalle varie ipotesi sulla morte della ragazza e dalle circostanze poco professionali in cui si è svolto l’intervento, c’è da domandarsi se sia accettabile che una persona perda la vita per un intervento di chirurgia estetica.

La sua morte è diventata un simbolo che ci deve assolutamente far riflettere sull’importanza di questo tipo di interventi, che spesso viene sottovalutata dal desiderio impellente di raggiungere uno standard di bellezza.

Certamente questo non è il primo caso in cui ragazzi e ragazze compiono gesti superficiali per la ricerca di uno standard irraggiungibile, ma con la pressione sociale alimentata dai social questi casi sono indubbiamente aumentati.

I social media sono i più grandi responsabili di ciò, e più passa il tempo, più questi standard diventano lontani dalla nostra realtà.

È giusto che un ragazzo arrivi al punto di sentirsi così tanto sbagliato da avere bisogno di  ricorrere alla chirurgia plastica?

Personalmente, non vedo niente di sbagliato nella chirurgia plastica in sè, però credo che sia importante non sottovalutare ciò che si sta andando a fare.

Infatti, credo che il problema della maggior parte dei ragazzi sia proprio quello di sentire il bisogno di ricorrere alla chirurgia plastica solo per sentirsi parte di questa società ormai modellata dai social, non per un piacere personale e maturato nel corso del tempo.

Attraverso i social la bellezza esteriore ha assunto un ruolo centrale nella nostra società, oltre ad aver completamente deformato la nostra concezione di “bello” e “brutto”.

Al giorno d’oggi capisco che sia molto difficile far capire a un adolescente come accettare i propri difetti, o addirittura come trasformali in punti di forza, però è necessario che tutti imparino a ragionare di più sulle proprie scelte e a non prendere decisioni affrettate, proprio perché, come nel caso di Margaret, decisioni affrettate e apparentemente convenienti si rivelano spesso le più pericolose o addirittura letali.

È fondamentale quindi che il desiderio di miglioramento estetico sia un desiderio consapevole, ma soprattutto che non metta a rischio la vita delle persone, poiché tragedie come quella di Margaret non dovranno mai e poi mai ripetersi.

 

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