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Lo sport è sotto i riflettori di tutti i giornali: per la prima volta da qualche decennio, l’Italia sta finalmente ricominciando a scalare numerose classifiche di vari ambiti dello sport. Il 2021 è stato infatti l’anno record dello sport agonistico italiano: il nostro paese si è posizionato al secondo posto in termini di podi – ben 283 – nelle competizioni sportive ufficiali. Ma questi risultati riflettono l’effettiva situazione dello sport in Italia?

 

Secondo uno studio redatto in occasione della prima edizione dell’Osservatorio Valore Sport – un’iniziativa nata per analizzare le ricadute generate dalla pratica sportiva -, lo sport in Italia viene maggiormente guardato piuttosto che praticato. Ci posizioniamo al quarto posto tra i paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) più sedentari tra gli adulti, e primi in termini di sedentarietà tra i bambini: il 44,8% degli adulti e il 94,5% dei bambini e adolescenti non raggiungono la soglia minima di attività fisica stabilita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) – rispettivamente 150 minuti alla settimana per gli adulti e 60 minuti al giorno per i giovani.

A peggiorare ulteriormente la situazione, tra i cittadini esistono ulteriori divari: i più sedentari sarebbero infatti i residenti del Mezzogiorno, le donne, la fascia economica meno abbiente, coloro che non hanno completato il ciclo di studi obbligatorio, e gli over 65.

 

È possibile identificare numerose cause per giustificare questo stile di vita poco attivo: tra queste troviamo una scarsa motivazione diffusa tra i cittadini, una distorsione nella percezione dell’approccio all’attività sportiva e del proprio stato di salute fisico, una debole propensione a praticare sport diversi, e una carenza nella promozione dello sport in ambito scolastico e lavorativo. Tuttavia, i fattori più influenti sembrano essere legati all’eredità familiare e agli investimenti dello Stato.

In una famiglia dove entrambi i genitori praticano abitualmente uno sport, ben 8 ragazzi su 10 sono più propensi a praticare un’attività; questo numero si riduce drasticamente quando entrambi i genitori non sono praticanti, con una media di 3 ragazzi attivi su 10.

Infine, lo Stato ha un ruolo fondamentale nella diffusione e nella promozione dell’attività fisica; eppure, il governo italiano è al sedicesimo posto tra i paesi UE per spesa pubblica dedicata allo sport: parliamo di soli 73,6 euro pro capite – il 38% in meno rispetto alla media europea -, che equivale allo 0,46% della spesa pubblica in confronto alla media dello 0,75%. In termini più concreti, questo si riflette nei soli 131 impianti sportivi attivi per 100.000 abitanti, di cui il 60% è stato costruito più di 40 anni fa.

 

Nella pratica, tutto ciò si traduce in un maggiore patrimonio infrastrutturale sportivo che dovrà essere ampliato e riqualificato, comportando maggiori spese future per lo Stato, e in un peggioramento della qualità della vita del cittadino, in particolare da un punto di vista psicologico e sanitario: l’esercizio fisico permette infatti di moderare lo stress e l’umore, calmare la mente, combattere la depressione ed evitare problemi di salute molto gravi; inoltre, riduce anche il rischio di eccedere di peso, questione spesso associata a un miglioramento del proprio sistema immunitario.

 

Quali sono quindi le possibili soluzioni adottabili?

Basandoci sulla precedente analisi delle cause, il governo deve sicuramente partire da un maggiore investimento nella promozione dello sport e dell’esercizio fisico, in particolare in ambito scolastico: spingere un adolescente a intraprendere uno stile di vita meno sedentario e più sportivo potrebbe renderlo un genitore che praticherà abitualmente un’attività e che trasmetterà la passione anche ai suoi figli.

In un secondo momento, si potrebbe considerare anche un investimento sulle infrastrutture: ristrutturare quelle preesistenti, ampliare quelle moderne, costruirne di nuove nelle aree più carenti – tra cui il Mezzogiorno – e cercare di fare diminuire i costi dei corsi in modo da potere rendere lo sport accessibile a tutti, incluse le famiglie con redditi più bassi.

– David-Leonardo, L’Angolo del Caffè

 

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