Nell’Unione Europea le donne lavoratrici guadagnano circa il 12% in meno rispetto agli uomini e più si va avanti con la carriera più questo divario aumenta. Ma non è solo questo dato a invogliare le donne a rinunciare alla carriera, nonostante le ambizioni, per dedicarsi ai figli. Si aggiunge infatti il completo disinteresse delle aziende e delle imprese ad aiutare le donne che cercano di bilanciare la carriera e i figli, rendendo impossibile per coloro che non possono contare sull’aiuto del marito, dei parenti o della bambinaia compiere l’impresa. Se le imprese fossero più comprensive realizzerebbero che non per tutte è possibile affidare i figli a qualcuno prima di andare a lavoro, o che gli orari delle scuole e degli asili non sempre funzionano con quelli della loro occupazione. Le imprese potrebbero aiutare queste donne in moltissimi modi: per esempio potrebbero concordare con la lavoratrice, a parità di ore di lavoro, degli orari più funzionali per lei e per la sua famiglia. Oppure, se questi tipi di problemi fossero comuni a molte lavoratrici nella stessa azienda, potrebbero creare una piccola area in cui i figli possano stare senza disturbare le madri o gli altri lavoratori. Infatti l’iscrizione all’asilo nido non è gratis e non tutte le famiglie sono in grado di permettersela. Queste proposte sembrano assurde perché estranee alla nostra realtà, ma credo che sarebbero facilmente normalizzabili se ci fosse l’intenzione da entrambe le parti di collaborare per trovare una soluzione. Il problema è che le aziende non vogliono collaborare e scendere a compromessi perché, ancora nel 2023, molte persone credono che il posto della donna sia a casa insieme ai figli. Pertanto se vogliamo lavorare dobbiamo farlo bilanciando i due mondi, anche se non abbiamo nessuno a sostenerci nell’impresa, già di per sé ingiusta. Per gli uomini lavorare e seguire le proprie ambizioni è standard, mentre per noi donne un privilegio che dobbiamo raggiungere con il sudore. Ma anche nel caso avessimo qualcuno a sostenerci, per esempio un marito, a lui non sarebbe richiesto di far convivere i due mondi perché a lui non è associato il compito dei figli e della casa. Nonostante al giorno d’oggi la situazione sia migliorata rispetto al passato e spesso all’interno del nucleo famigliare i compiti vengono divisi più equamente, gli stereotipi sono ancora radicati nella nostra società. Moltissime volte a mio padre vengono fatti i complimenti per essere presente e amorevole, ma mai a mia madre. Da lei questo comportamento è tristemente richiesto e dato per scontato.
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